Lei dice di essere "vittima di una vicenda kafkiana". Ma se c'è qualcuno che si sente ancora più vittima, inolpevole e inconsapevole, della querelle sorta intorno alle riunioni (intercettate abusivamente) tra Nunzia De Girolamo e i vertici dell'Asl di Benevento, è il di lei marito, il democratico Francesco Boccia. Il deputato Pd era tra i pochi presenti alla Camera per ascoltare il discorso del ministro dell'Agricoltura: i due, coppia nella vita (sposati e con una bambina), sono la personificazione del governo di Larghe Intese. I tormenti dell'una (oggetto di una campagna stampa del Fatto Quotidiano e di una mozione di sfiducia individuale del Movimento 5 Stelle) diventano l'imbarazzo dell'altro. Boccia ha spesso incrociato lo sguardo della moglie, sostenendola e trasmettendo la propria vicinanza quando molti democratici vorrebbero mollarla. Lei parla a un'Aula semideserta dai banchi del governo, affiancata solo da due colleghi di partito, il vicepremier Angelino Alfano (che poi se ne va) e il ministro Gaetano Quagliariello. Il premier Enrico Letta non c'è, assenza giustificata garantisce lei. Il marito sì: ma non applaude alla fine del discorso. Le posture di Boccia raccontano il suo tormento: mani prima conserte, poi sulla bocca, a volte sugli occhi, altre ancora nella posizione della preghiera. "Le larghe intese in famiglia non sono in crisi - ha detto la De Girolamo ai giornalisti -. Francesco mi rimprovera solo le parolacce". Di certo c'è che Boccia non ha applaudito: umanamente vicino, ma politicamente è lontano.