Il Cavaliere vince anche perdendo. Dopo l'incontro con il segretario del Pd Matteo Renzi "nella fossa del leone", cioè la sede di via del Nazareno, Silvio Berlusconi ha due buoni motivi per sorridere. Se andrà in porto l'intesa con il sindaco di Firenze sulla nuova legge elettorale modello spagnolo, la soddisfazione sarà reciproca. Se quella intesa non arriverà, si dovrà andare al voto con la legge proporzionale uscita dalla bocciatura del Porcellum ad opera della Corte Costituzionale. Legge che, per inciso, dà qualche vantaggio non trascurabile proprio a Forza Italia. Forza Italia centrale - A Berlusconi e agli azzurri il modello spagnolo, proporzionale ma con forti accenti maggioritari, piace e non poco: il rafforzamento del bipolarismo (sulla carta, perché alle urne peserà e tanto anche il terzo incomodo, il Movimento 5 Stelle) sarebbe agli occhi dell'ex premier garanzia di governabilità e alternanza. "Due grandi partiti, e basta", è da sempre il sogno del Cavaliere, e quel modello può dare una mano. La responsabilità peraltro graverà in gran parte sulle spalle di Renzi: è stato lui a lanciare le tre proposte, è lui a premere per un accordo preferenziale con Forza Italia, anche a costo di spaccare la maggioranza. "Se troveremo l'accordo con Berlusconi, anche Alfano capirà", ha auspicato nella sua intervista a Daria Bignardi, a Le Invasioni barbariche. Se vincerà, avrà vinto la sua scommessa ma farà felice Forza Italia, ritornata centrale nel dibattito politico italiano dopo essere uscita dalla maggioranza. E in ogni caso il sistema spagnolo potrebbe non garantire l'alternanza Pd-Forza Italia. Con la mina vagante dei 5 Stelle, come detto, e la possibile frammentazione dei centristi, ipotizzare una nuova "larga intesa" obbligata tra democratici e azzurri non è fantascienza. Logoramento doppio - Se Renzi fallirò, Silvio potrà fare buon viso a cattivo gioco. Perché senza nuova legge elettoarle, si andrà a votare molto probabilmente con il Porcellum "proporzionale" uscito dalla "riforma" della Consulta: per Forza Italia si tradurrebbe in un risultato intorno al 18-20 per cento. Bottino ricco, in ogni caso. Con in più un dato non trascurabile: Renzi uscirebbe demolito dalla battaglia intrapresa, innanzitutto contro il suo partito. Enrico Letta ritroverebbe vigore almeno in un primo momento, Alfano e il Nuovo Centrodestra rialzerebbero la voce. Renzi, di certo, non rinuncerebbe a continuare a pungolare il premier, col risultato però di un doppio logoramento: quello del governo e quello del segretario del Pd, incastrato in una prospettiva senza elezioni immediate. Tutto sommato, al Cav basterebbe restare a guardare, concentrandosi sulla riforma di Forza Italia per approfittare dei guai altrui. di Claudio Brigliadori