La rivincita delle ex. Non Valérie Trierweiler o Ségolène Royal, in questo caso lo scenario è tutto domestico, quasi casalingo. Che cosa faceva Daniela Fini, la scorsa settimana, a cena con Francesco Storace e donna Assunta in un ristorante capitolino, il Roma di via Bruno Buozzi? Sondava, mediava, cercava forse d’intessere accordi. Il suo rapporto con l’ex marito, dissolte le ruggini, sembra ormai improntato all’amicizia; si dice che da lui abbia avuto in dono una casa, un’altra la loro figlia. Questioni di famiglia, seppure allargata, che per un uomo pubblico non sono tuttavia al riparo dal pettegolezzo, anche perché la ritrovata concordia dopo le burrasche del passato potrebbe celare risvolti politici. Più che dell’ex moglie, Gianfranco ha nostalgia della propria ex vita, piombata nel vuoto dell’irrilevanza mediatica dopo i bagliori del suo divorzio dal Cav e la scelta, per lui catastrofica, d’intrupparsi con il centro casinian-montiano. Vorrebbe tornare nel giro: per questo si suppone che abbia tentato un approccio indiretto con due amici di vecchia data, valendosi di Daniela in veste d’ambasciatrice. Donna Assunta, però, non sembra disposta ad alcun ripensamento e appare anzi critica anche nei confronti di Storace. Sua figlia Giuliana de’ Medici – avuta con Almirante ma che porta il nome del primo marito – alle scorse regionali del Lazio si era candidata con la Destra, poi lasciata per unirsi a Fratelli d’Italia. Che Storace, combattente generoso, assecondi i disegni di Fini o sia, all’opposto, funzionale alle strategie di Berlusconi è forse soltanto un’illazione. Più semplicemente, è la prima vittima del proprio ruvido caratteraccio, che i recenti rovesci non hanno certo contribuito a smussare: il progetto di ricostituire An con Menia, la Poli Bortone e Romagnoli s’è incartato, il suo partito è malconcio, se n’è andato anche Tilgher, lui stesso se ne occupa sempre meno, lasciandolo alla gestione di Roberto Buonasorte. Il risentimento è pessimo consigliere; non conduce alla riscossa, ma alla disfatta. Di sicuro, si stanno moltiplicando i tentativi di costituire una lista di disturbo che, alle prossime europee, si ponga a destra di Fratelli d’Italia, così da non fargli raggiungere il quorum del quattro per cento necessario per eleggere deputati. In termini di seggi a Strasburgo, se ne avvantaggerebbe Forza Italia, che per vie sotterranee sta lavorando al progetto: servono personaggi che si prestino, tra cene e incontri il casting è già cominciato. La Lega di Salvini, forte delle sue parole d’ordine, punta invece ad assorbire i delusi, siano essi ex finiani, ex storaciani o antichi orfani di An passati al Pdl e rimasti senza casa. Sfuggire alla duplice insidia spetta a Giorgia Meloni e Guido Crosetto: se il congresso costituente che stanno preparando saprà aprirsi, con una proposta politica chiara e aggressiva, al frastagliato arcipelago della destra diffusa, motivando i militanti e ricomponendo antiche divisioni, allora nuovi e vecchi gufatori avranno perso il loro tempo. di Renato Besana