Se il caso kazako non dovesse bastare a far capitolare Angelino Alfano, stampa e sinistra sono già pronte a somministrare un'altra bella polpetta avvelenata al vicepremier, marchiata Ligresti. Il Fattoquotidiano.it, e a cascata agenzie e altri siti, riferiscono di una telefonata risalente al 28 maggio 2011 tra l'allora ministro della Giustizia del governo Berlusconi e Salvatore Ligresti, finita agli atti nell'inchiesta milanese relativa ai trust che sarebbero riconducibili all'ex patron di Fonsai. L'accostamento tra questa intercettazione e le telefonate tra il ministro di Giustizia attuale, Annamaria Cancellieri, e il clan Ligresti per la vicenda dellla carcerazione della figlia di Salvatore, Giulia, è automatica. E sbagliata, perché la breve conversazione è innocente, priva di qualsivoglia allusione o doppia lettura, amichevole come può esserlo una conversazione tra un uomo politico di spicco e un imprenditore illustre e gran frequentatore della vita mondana che lo ha invitato a cena. Senza dimenticare, peraltro, che Alfano ha abitato nel palazzo di via delle Tre Madonne a Roma che era di proprietà di Fonsai, roccaforte pariolina in cui Ligresti ha dato ospitalità a diversi esponenti del gotha politico, bancario e mediatico. Eppure, il parallelo tra Cancellieri-Ligresti e Alfano-Ligresti sarà cavalcato presto da chi vuole la testa del vicepremier. E, di riflesso, del premier Enrico Letta. La telefonata intercettata - La telefonata parte dalla segreteria delll'allora ministro della Giustizia, che contatta Ligresti e gli passa Alfano. Questo il testo della conversazione. Ligresti: Illustre, volevo sapere quanti siete? Alfano: Allora... Ma allora lei è con sua moglie o è solo? L.: No io, c'e mio figlio, mia figlia, mia moglie non c'e perchè è dovuta rimanere a Milano. A.: Ministro: se vuole che io venga da solo se no io sono con mia moglie e con un amico. L.: No... no da solo, quanti siete perché ho fatto fare un tavolo grande quindi più siete e meglio è. A.: Ministro: Ma... suo figlio, scusami, suo figlio non doveva uscire con la Geronzi con Mezzaroma e tutti gli altri. L.: Sì... e va bene mio figlio anche se non c'è non è un problema... poi verranno dopo. A.: Va bene... va bene allora noi siamo in tre a che ora dobbiamo arrivare alle nove, alle otto e mezza, a che ora preferisce lei. L.: Dalle otto e mezza alle nove si, ma se avete degli amici, delle... potete portarli qui il tavolo è grande. A.: No... no.. tranquillo. L.: Così ne siamo nel ristorante dell’albergo per cui c'è ... è grande. A.: No.. no.. tranquillo siamo io mia moglie e questo mio amico che era nostro ospite stasera quindi...e lo portiamo. L.: Ma comunque puoi portare non c'è problema... ci sono un pò... allargati. A.: No non c'e problema. L.: Va bene. A.: Fai una cosa... non avevo altra organizzazione se non dare ospitalità a questo amico caro con cui ci troviamo. L.: Ma certo, ma con piacere. A.: Non cè problema, senta .. allora e ci vediamo entro le nove noi siamo là. Mia moglie è uscita quando rientra (voci sovrapposte). L.: Ma anche i vostri amici quelli lì che devono venire... A.: Quelli ancora a Milano sono se lei non gli dà la casa non possono venire qua. L.: (ride) A.: (ride) ... quelli ancora a Milano abitano bè o meglio di fine settimana perché di settimana lui lavora qui da me. L.: Sì.. sì me l’ha detto... me l’ha detto... A.: Va bene. L.: Ecco qui il panorama è bello quindi se anticipate un pochettino per fare un giro... è bello. A.: Va bene va bene. L.: Ok a dopo, grazie A.: Buona serata arrivederci. L.: Altrettanto arrivederci.