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Quirinale, faccia a faccia tra Napolitano e Renzi sul rimpasto

di Giulio Bucchi domenica 19 gennaio 2014

2' di lettura

Un'ora di faccia a faccia al Quirinale. Da una parte c'è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dall'altra il segretario del Pd Matteo Renzi. Il primo a chiedere di accelerare sul rimpasto di governo per dare più forza a un governo ormai traballante. Il secondo, di fatto il premier ombra di un Enrico Letta ancora in Messico (per poco) e comunque lontano dalla sala-comandi del Partito democratico, al contrario vorrebbe frenare: "Il rimpasto? Roba da prima repubblica, parliamo di cose serie..." Renzi e il no al rimpasto - In questo momento il rottamatore non ha interesse ad inserire suoi uomini in una squadra poco o nulla vincente. E soprattutto, al di là degli spot sul governo che "deve fare" Renzi sa benissimo di avere tutto da perdere facendo la figura di quello che, non appena insediatosi in un ruolo di potere, briga e lavora per accaparrare per sé e per i suoi tutte le poltrone possibili. Il sindaco di Firenze preferisce prendersi il governo passando da Palazzo Chigi, non attraverso i corridoi di largo del Nazareno. Meglio le urne del manuale Cencelli. E questo obiettivo si centra meglio se il governo in carica avrà vita breve. Meglio un governo moribondo, quindi, piuttosto che un governo stampellato da qualche faccia nuova.  Ipotesi Letta-bis - Renzi ha ribadito ai suoi di voler restare fuori dalla questione rimpasto, ma nel Pd l'ipotesi che si sta facendo strada è quella di votare la fiducia a un "Letta-bis" contestuale al voto alle Camera sull'agenda condivisa, Impegno 2014. Non un semplice rimpasto, ma un "cambio di passo" con una scadenza però serrata: arrivare al 2015, e poi si torna alle urne. In ogni caso, il rimpasto ci sarà, più o meno robusto. Quasi scontate le sostituzioni di quei ministri invischiati in scandali giudiziari, para-giudiziari o semplicemente mediatici: Annamaria Cancellieri e Nunzia De Girolamo avrebbero le settimane contate, ma occhio anche alla posizione di Angelino Alfano, la cui gestione del caso Ablyazov-Shalabayeva è tornata prepotentemente d'attualità, viste le accuse dei democratici. Fuori, secondo il borsino più fresco, anche Enrico Giovannini (Welfare) e Flavio Zanonato (Sviluppo) così come il centrista Giampiero D'Alia (Pubblica amministrazione). Non molla invece Fabrizio Saccomanni, a meno che sul fronte Imu-Tasi-Tari non arrivino altre figuracce per il Ministero dell'Economia. Se Renzi alla fine dirà sì a Letta e Napolitano, Maria Elena Boschi potrebbe andare alle Riforme o alla Giustizia, mentre per i posti tra Welfare e Sviluppo in ballo ci sono altri due renziani di ferro, Dario Nardella e Flavio Lotti, oltre all'attuale ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio o all'ex segretario pro tempore del Pd Guglielmo Epifani.    di Claudio Brigliadori  

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