Governo, ecco perché si può votare già nel 2015

di Andrea Tempestinidomenica 2 marzo 2014
Governo, ecco perché si può votare già nel 2015
2' di lettura

"Marino potrebbe saltare e le elezioni per il nuovo sindaco di Roma si potrebbero fare in abbinata con le politiche del 2015". Poche parole, quelle di Lionello Cosentino, il segretario del Pd di Roma, in grado però di ribaltare le prospettive del governo e della politica italiana. Al voto tra un anno? Possibile, anzi probabile. Matteo Renzi parla dell'orizzonte del 2018, ma nel frattempo si tiene aperta la strada che lo condurrebbe al voto anticipato. "Ho parlato con Stefano Bonaccini - continua Cosentino - e mi ha detto che nella prossima primavera si potrebbero abbinare le elezioni per il Comune di Roma con quelle nazionali...". Nodo Italicum - L'idea è nell'aria. Tanto che sabato 1 marzo Silvio Berlusconi ha suonato la carica: "Andiamo al voto tra un anno". A stretto giro di posta, Angelino Alfano ha invece sentito il bisogno di frenare: "Non è vero che si voterà l'anno prossimo, abbiamo ancora bisogno di tempo". Qualcosa, dunque, bolle in pentola. Tutto ruota attorno all'Italicum, alla riforma elettorale: il problema è che tra emendamenti e voti a scrutinio segreto, spiega il presidente dei deputati Pd Roberto Speranza, "rischiamo di non tenere il gruppo". Ma non solo: il rischio è quello di dilatare all'inverosimile i tempi per l'approvazione della nuova legge, "blindando" così il governo. Il compromesso - C'è infatti un fronte trasversale che vuole putare sulla "tattica del rinvio": minoranza del Pd, alfaniani, piccoli partiti, tutti uniti nell'intenzione di allungare il più possibile la vita della legislatura. Puntano tutto sull'emendamento Lauricella, ossia il cavillo che collega l'entrata in vigore dell'Italicum alla riforma-abolizione del Senato. Ma l'emendamento Lauricella verrà archiviato: "Non possiamo fare scherzetti e non mantenere i patti con chi li ha sottoscritti", ovvero Berlusconi, spiegava Renzi ai suoi. Dunque, è in questo contesto che si sta lavorando su una norma transitoria, una sorta di meccanismo di compromesso che dica al contempo che la riforma elettorale scatterà dopo la riforma del Senato o quanto meno dopo un certo lasso di tempo. Un anno, per esempio, giusto il tempo per non precludersi la possibilità di andare al voto nel 2015, che ora più che mai sembra concreta. Strada segnata? - Il punto è che il primo a desiderare una via d'uscita da un governo ad alto rischio di impantanamento è Renzi stesso, consapevole che proprio a causa dell'Italicum e del suo dilungarsi in aula potrebbe trovarsi con le mani legate. Il premier sa che la sua strana maggioranza, in realtà, non può arrivare fino al 2018. Meglio tenere ben spalancate le porte che potrebbero portare al voto antiipato. Un po' come prefigurava l'Economist solo pochi giorni fa: "Renzi - scriveva il settimanale - acceleri la riforma elettorale concordata con Berlusconi, e poi indichi le elezioni". Proprio ciò a cui Matteo sta pensando...