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Quirinale, Stefano Fassina: "Renzi era il capo dei 101 traditori di Romano Prodi"

di Ignazio Stagno domenica 25 gennaio 2015

2' di lettura

"Renzi ha capeggiato i 101 traditori di Romano Prodi nella corsa al Colle". A svelare il retroscena sulla mancata elezione di Mortadella nel 2013 sulla poltrona del Quirinale è Stefano Fassina. A meno di dieci giorni dall'elezione del nuovo capo dello Stato uno dei leader della minoranza dem "regola i conti" col premier. "A differenza di quelli che oggi chiedono disciplina e due anni fa hanno capeggiato i 101, noi siamo persone serie. Nessuno deve temere da noi i franchi tiratori", risponde Stefano Fassina a Montecitorio. E a chi gli chiede se Matteo Renzi ha capeggiato i 101, Fassina risponde: "Non è un segreto". A Fassina risponde Guerini: "Quelle che ha detto sono solo sciocchezze". Poi l'ex viceministro parla anche dell'alleanza tra Berlusconi e Renzi sull'Italicum e sul patto del Nazareno: "Il patto stretto che Renzi ha fatto da tempo con Berlusconi - continua Fassina ai microfoni di Radio Città Futura -, ignorando i contributi che arrivano dalla minoranza del Pd, si è trasformato nel partito unico del Nazareno, Renzi ha scambiato con Berlusconi la possibilità di avere i nominati, con il premio alla lista". L'alleanza col Cav - Purtroppo, aggiunge il deputato del Pd, "Berlusconi agisce come imprenditore e non come leader politico, altrimenti non avrebbe accettato il premio alla lista che penalizza il centrodestra che così non vincerà più, dovendosi dividere tra Lega e Forza Italia. Gli unici che pagano questo patto sono i cittadini, che si vedono ancora una volta sottratta la possibilità di scegliere chi li rappresenta e lo paga la nostra Costituzione, con un Parlamento molto meno autonomo". La mossa - Fassina poi annuncia che non tutti nel Pd voteranno la riforma della legge elettorale: "Credo che ci saranno dei comportamenti differenti sull'Italicum al Senato: una parte del Pd non voterà la legge elettorale". "Sono consapevole - spiega - della gravità politica dello scenario, ma temo che sbaglieremmo a non prendere atto della realtà dei fatti, ovvero del partito del nazareno. Comunque rimaniamo impegnati a condividere con tutto il pd il criterio fondamentale per l'elezione del nuovo presidente della repubblica, cioè l'autonomia dall'esecutivo e la capacità di garantire l'autonomia del parlamento".

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