Al bilancio 2012 del Pd mancano quasi 600 mila euro sui 5,4 milioni previsti. Spese pazze? No. Semplicemente i democratici eletti non hanno versato il loro contributo, obbligatorio per statuto, nelle casse del partito. A pagare dovrebbero essere sia i deputati e i senatori, sia gli amministratori locali. Ma spesso se ne "dimenticano". E così, secondo l'inchiesta del Fatto Quotidiano, negli ultimi quattro anni è stata provocata una voragine di un milione e 600 mila euro. I conti sono presto fatti. Sullo statuto nazionale, sui vari statuti regionali, sul codice etico e sul modulo del tesseramento c'è scritto nero su bianco che ogni eletto deve versare mensilmente al partito un contributo proporzionale all’indennità che percepisce grazie a quella carica. In base agli accordi in fase di candidatura, i parlamentari dovrebbero versare 1.500 euro al mese al Pd nazionale. E poi un contributo al Pd regionale e provinciale di provenienza che varia a seconda del regolamento finanziario locale. Ma i conti non tornano. L'esempio di Milano - Per gli inadempienti dovrebbe scattare l’incandidabilità e il rischio di espulsione dal partito, ma nella struttura federale del ogni sezione locale ha le sue regole. E non a tutti piace rispettarle. A Milano, fa l'esempio ilfattoquotidiano.it esempio, nelle casse del Pd provinciale negli ultimi anni sono mancati almeno 300mila euro. Alcuni eletti sono volati a Roma grazie ai voti presi qui, ma poi non si sono fatti più sentire per i contributi. Tra di loro figure di rilievo della scorsa legislatura, come l’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria e l’ex ministro Tiziano Treu. Diverso il discorso per Umberto Veronesi e l’editorialista del Fatto Quotidiano Furio Colombo: anche loro non hanno effettuato i versamenti mensili al Pd milanese, ma non avevano obblighi in quanto non iscritti al partito. E Marino paga in ritardo - Entrando nel dettaglio delle cifre rivelate da Luigi Franco, nel bilancio nazionale del 2012, l’ultimo disponibile, “i contributi provenienti da parlamentari” sono contabilizzati per 4.836.518 euro. Ma i 200 deputati e 100 senatori democratici in carica nel 2012 avrebbero dovuto essere ben più generosi e fare arrivare in cassa 5,4 milioni di euro. Una mancanza di attenzione che stupisce: i loro versamenti sono infatti una voce importante dei 37,5 milioni di euro entrati nel 2012, che nei prossimi anni, dopo l’abolizione del finanziamento pubblico voluta dal governo Letta, non potranno più contare su 29,2 milioni di rimborsi elettorali. Nella lista di chi ha contribuito con più di 5mila euro, allegata al bilancio, mancano ben 20 parlamentari. L’unico big assente è Ignazio Marino, che contattato da ilfattoquotidiano.it comunica di aver versato tutto a gennaio 2013, appena due mesi prima di candidarsi alle primarie del Pd per correre alla poltrona di sindaco. Il motivo? “Solo un ritardo ‘burocratico’”, assicura via sms.