L'uomo che ci ha portato in Europa, Romano Prodi, parla di Europa con Repubblica. Si parte dalle elezioni amministrative francesi e dal botto dell'ultradestra di Marine Le Pen. "Il virus francese mi preoccupa - spiega il Professore - ma non mi sorprende. Solo la Germania è immune, perché la Merkel ha difeso soprattutto gli interessi tedeschi ed è diventata la padrona d'Europa". Un attacco bello e buono, quello di Romano, alla cancelliera di Berlino. Si parla poi dei trattati, in particolare del tetto del 3% a cui Matteo Renzi, almeno a parole, si vorrebbe ribellare. Romano commenta: "Non ho mai pensato che si debbano rivedere i parametri. Li ho definiti stupidi, nel senso che vanno tarati sui cicli dell'economia. E' chiaro che se oggi, per rispettare il tetto magico del 3%, ci preoccupiamo solo di comprimere il deficit e non di far crescere il Pil, ci suicidiamo". Patti col diavolo - L'ex premier aggiunge che gli impegni sul Fiscal compact devono essere rispettati, ma dobbiamo pretendere dall'Europa politiche che ci consentano di rispettarli facendo ripartire l'economia. Non possiamo accettare che ci si leghino le gambe". Quindi l'attenzione si sposta sul nuovo governo. Anche Prodi si è iscritto all'ampio partito dei sostenitori di Renzi. "Il nuovo governo - spiega - ha obiettivamente aperto una speranza, e tutti dobbiamo crederci. Renzi ha un vantaggio: è la grande aspettativa di rinnovamento che c'è nella società". Al Professore si chiede un parere su quello che Repubblica definisce il "patto con il diavolo", ossia l'intesa con Silvio Berlusconi sull'Italicum: "Le riforme di sistema, elettorali e istituzionali - sottolinea Prodi -, vanno fatte cercando il massimo dei consensi tra gli schieramenti politici. Ma diciamo che non bisogna esagerare nei modi". "Game over"? - Infine il nastro viene riavvolto di un anno, si torna a parlare della scalata fallita al Quirinale. "Con molta sincerità - spiega Prodi - della vicenda dei 101, che poi erano 120, non mi ha bruciato nulla. Anzi, è stata persino una cosa divertente". Quindi Romano racconta nuovamente i fatti, parla della telefonata in Mali, e di quando disse alla moglie: "Vedrai, non succederà niente". Poi, però. l'ex premier aggiunge un particolare inedito: "Mi brucia ciò che accadde prima, quando da Bari, Berlusconi disse al Quirinale nessuno ma non Prodi. Dal Pd, tranne Rosi Bindi, non replicò nessuno. Quelli sono i momenti in cui ti senti veramente solo". Dunque, corsa al Colle finita, per sempre? Romano giura di sì: "In fondo nella vita ci sono tante gare, e per quanto mi riguarda quella del Quirinale è finita. Mi creda: the game is over. I tempi poi sono cambiati: il prossimo presidente della Repubblica finirà per dover condensare il suo messaggio in un twitter".