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D'Alema, due uomini nel governo Renzi

L'ex premier spunta la poltrona di via XX Settembre: Padoan è stato un suo consigliere economico e Poletti è un uomo delle Coop
di Lucia Esposito domenica 23 febbraio 2014

2' di lettura

Massimo D'Alema è riuscito nell'impresa che sembrava impossibile di "piazzare" due suoi uomini nel governo di Renzi. E pensare che l'ex sindaco di Firenze avrebbe voluto rottamarlo... Invece, la poltrona più importante di questo governo, quella dell'Economia, è andata proprio a un uomo di Baffino, Pier Carlo Padoan che di D'Alema è stato consigliere ai tempi in cui lui era a Palazzo Chigi. Una "resa" di Renzi che avrebbe invece preferito un politico sulla poltrona di XX Settembre mentre Napolitano spingeva per un tecnico (avrebbe voluto la riconferma di Fabrizio Saccomanni).  Nella rosa dei papabili erano rimasti l'ex Rettore della Bocconi Guido Tabellini (sponsorizzato da De Benedetti). Alla fine l'ha spuntata D'Alema. Un uomo di Max, cresciuto nel Pd e dentro le Coop,  è stato messo da Renzi in un altro ministero-Chiave per il governo: quello del Lavoro.   La biografia - Presidente di Legacoop dal 2002, Giuliano Poletti, il nuovo ministro del Lavoro, è nato a Imola nel 1951, ha in curriculum un’esperienza politica come assessore alle attività produttive del comune di Imola. Cresciuto tra le fila dell'ex Pci poi Pds e Ds ha svolto tutta la sua attività professionale nel mondo della cooperazione: presidente di Legacoop di Imola dal 1989 al 2000, poi presidente Legacoop Emilia Romagna e quindi vicepresidente nazionale. Dal 2006 è anche presidente di Coopfond, la società che gestisce il fondo mutualistico per la promozione cooperativa. Il grande pubblico lo ha conosciuto grazie alla partecipazione a "Ballarò", quando strappò un applauso raccontando di non avere case a Montecarlo o Antigua ma solo una roulotte vicino Cervia e spiegò che la crisi ha "massacrato la gente" per la mancanza di speranza "di venirne fuori"; in quell'occasione affermò che bisognava "cambiare la logica", dare "un segnale a questa Italia del fatto che si vuol star vicini a quelli chi ci provano".   In un’altra intervista televisiva affermò che "se non crescono le imprese non cresce il lavoro" sostenendo che c'è "bisogno che i cittadini si impegnino ad autoprodurre il lavoro", ad esempio costituendo cooperative. Ad ottobre scorso affermò che c'era "bisogno di un atto di responsabilità ampio e condiviso", per affrontare la situazione delle imprese in crisi e ricreare le condizioni di fiducia in cui gli investitori possano riprendere a investire.

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