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Matteo Renzi da Giorgio Napolitano: tensioni sulle nomine di Alfano e Saccomanni

di Andrea Tempestini domenica 23 febbraio 2014

Matteo Renzi e Giorgio Napolitano

2' di lettura

Una giornata di riunioni, tensioni, scontri. Chi crede che per Matteo Renzi il faccia a faccia più difficile sia stato quello, piuttosto rocambolesco, con Beppe Grillo si sbaglia. I veri "guai" sono arrivati a sera, quando il premier in pectore, al termine del giro di consultazioni, è salito sul Colle più alto per riferirne l'esito al dominus della nostra politica, Re Giorgio Napolitano. "Incontro franco", spiega Matteo al suo inner circle, e "franco", tradotto dal politichese, significa spigoloso, ruvido, duro. Già, perché tra il segretario del Pd e l'inquilino del Quirinale non c'è identità di vedute. Via XX Settembre - Il nodo più difficile da sciogliere è quello del ministro dell'Economia: in atto c'è un vero e proprio braccio di ferro. Renzi ha poi rivelato ai suoi: "Napolitano mi ha spiegato che alcuni partner europei sono molto esigenti con l'Italia e vogliono che il nostro Paese si presenti con le carte in regola. Il nostro credito dipende da quello. Perciò - ha proseguito -, secondo lui, il ministro dell'Economia deve rappresentare la stabilità e anche la continuità. E deve essere una persona in grado di dialogare con personaggi come Angela Merkel". Un identikit, quello che avrebbe tracciato Napolitano, che porta dritto dritto al bis di Fabrizio Saccomanni. Il quasi-premier, però, sull'ex dg di Bankitalia si è impuntato: un suo bis, mai.  E io non firmo... - Così, per quel che riguarda via XX Settembre, il compromesso potrebbe arrivare sull'ex rettore della Bocconi, Guido Tabellini, uomo vicino a Carlo De Benedetti e uomo che, però, non convince fino in fondo né Renzi né Napolitano: troppo "sospetto" per il primo, troppo "imprevedibile" per il secondo. Lo scontro in atto tra Matteo e Giorgio, dunque, potrebbe anche deflagrare. Tanto che il capo dello Stato, nel corso del colloquio, ha rivolto a Matteo una frase allusiva e sibillina, in cui ricordava a Matteo che non può fare di testa sua, almeno non sul dicastero chiave dell'Economia. Già, perché - Costituzione alla mano - Renzi deve proporre i possibili ministri, ma è Napolitano che poi deve nominarli, firmando la lista. L'interventismo di Re Giorgio, dunque, se Renzi calcasse la mano, potrebbe spingersi fino al massimo rifiuto. Un contenzioso potenzialmente devastante. Scontro su Alfano - C'è poi un altro fattore che acuisce la tensione tra il Quirinale e il prossimo inquilino di Palazzo Chigi. Il fattore ha un nome e un cognome: Angelino Alfano. Matteo ha spiegato a Re Giorgio: "Io voglio fare un governo Renzi-Renzi, non un governo Renzi-Alfano che tanto somiglia al governo Letta-Alfano". Per il segretario democratico, Angelino (al quale è comunque pronto ad offrire fino a quattro ministeri) dovrebbe pensare in primis alle sorti del suo partito. Per questioni di realpolitik, la presa di posizione dell'ex rottamatore preoccupa Napolitano: senza i voti di Alfano, il governo Renzi neppure può nascere. Meglio dunque non tirare troppo la corda, ha spiegato Giorgio a Matteo. Ma il toscano, anche su questo punto, vorrebbe fare di testa sua.

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