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Ncd, Cicchitto e Quagliariello: "Se Berlusconi fosse rimasto con noi avrebbe avuto la grazia"

di Andrea Tempestini mercoledì 30 aprile 2014

3' di lettura

Giorni di campagna elettorale. Giorni nei quali Silvio Berlusconi è tornato di prepotenza sul tema della grazia: intervistato da Corrado Formigli ha rivelato di averla chiesta "motu proprio" a Giorgio Napolitano, ma la clemenza non è però arrivata. Giorni nei quali il Cav è tornato anche all'attacco degli alfaniani. Due presupposti che hanno spinto due pezzi da novanta di Ncd, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, a reagire. L'ex ministro delle Riforme, ospite di Omnibus su La7, ha addirittura accusato il Cavaliere di essere un "comunista, uno stalinista. Perché come loro facevano nel Novecento, anche lui chiama traditori chi lo critica". Cicchitto e Quagliariello hanno poi preso carta e penna per scrivere una lettera al leader di Forza Italia, pubblicata dall'Huffington Post. Quanto affermano gli alfaniani è pesante, e piuttosto paradossale: in buona sostanza si dicono convinti del fatto che se Berlusconi fosse rimasto con Angelino Alfano (traduzione: all'interno della maggioranza che sosteneva le immobili larghe intese) avrebbe ottenuto la clemenza. Il lavoro dei "traditori" - "L'escalation di dichiarazioni di Silvio Berlusconi, da un lato sul tema della grazia, dall'altro contro i traditori del Nuovo Centrodestra - esordiscono i due -, esige che venga ristabilita la realtà dei fatti". Questa presunta realtà racconta che "un manipoli di traditori (ossia gli alfaniani, ndr) si siano adoperati presso i carnefici (quelli del Pd, ndr) per rallentare la corsa del treno" della decadenza parlamentare. Il manipolo, continuano, ha "lavorato l'intera estate per fornire a Berlusconi una batteria di difesa tecnica che una volta tanto ha reso alla controparte (il Pd, ndr) la vita più difficile invece che agevolarle il compito". Il riferimento è ai tempi della decadenza e alla retroattività della decadenza stessa, bollata comunque come "ingiusta" dagli esponenti di Ncd. Il teorema sulla grazia - Dopo la decadenza, si passa alla grazia. Secondo Cicchitto e Quagliariello "vi erano la scorsa estate e, nonostante tutto, vi erano ancora in autunno" tutti i presupposti per ottenerla, "anche grazie a una paziente opera di tessitura e di continua ricucitura ad opera dei soliti traditori, che il Berlusconi dottor Jeckyll avallava e incoraggiava ogni volta che il Berlusconi mister Hyde cedeva alla tentazione distruttiva di minare la stabilità del Paese". Gli alfaniani si spingono ad insinuare che "evidentemente al dunque qualche cattivo consigliere ha indotto Berlusconi a sottovalutare la portata del gesto che avrebbe potuto ottenere: un gesto che nel suo caso avrebbe rappresentato ben più di un semplice atto di clemenza". Dunque, "i presunti traditori rivendicano di aver combattuto una battaglia interna all'allora Pdl nella convinzione che il bene dell'Italia coincidesse con il bene del centrodestra e con il bene dello stesso presidente Berlusconi". Il teorema di Ncd, dunque, prevede che se il Cav fosse rimasto al governo con quel Pd che lui identificò con i "carnefici", se fosse rimasto al governo per un presunto "bene dell'Italia" impantanata nella palude del governo Letta, ecco il teorema prevede che se Berlusconi avesse fatto tutto ciò, se fosse rimasto buono in un angolo, umiliato dalla decadenza ma comunque prono al governicchio di larghe intese, avrebbe sì ottenuto l'agognata clemenza. Sospetto alfaniano - Il piano però è fallito, secondo Cicchitto e Quagliariello, "perché un cupio dissolvi si è impadronito di colui che vent'anni prima aveva fatto nascere il centrodestra in Italia e vent'anni dopo ha preferito perdersi dietro a legende metropolitane, queste sì da profondo rosso, su colui che ancora a maggio aveva implorato di restare controvoglia al Quirinale". Le "leggende metropolitane" a cui fanno riferimento, s'immagina, sono le teorie del complotto ordito da Giorgio Napolitano, "leggende" che per altro hanno trovato riscontri da più parti, "leggende" che hanno definitivamente incrinato i rapporti tra il Colle e Berlusconi, tra Napolitano e l'ex premier che, comunque, difficilmente avrebbe ottenuto la grazia. Cicchitto e Quagliariello concludono affermando che "alla luce della narrativa che sembra aver scelto per la campagna elettorale, viene invece il sospetto che Berlusconi ci abbia messo pesantemente del suo e che, dopo aver dato sempre la colpa agli altri per tutto ciò che in questi vent'anni non ha funzionato, della distruzione provocata debba assumersi la sua consistente quota di responsabilità".

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