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Brunetta, Sisto e l’idea disco-Daspo: "Drogati e violenti banditi dai locali"

di Ignazio Stagno domenica 21 settembre 2014

2' di lettura

Potrebbe sembrare il nome di un energy drink o di un ballo importato da qualche Paese lontano: il disco-Daspo invece è tutt’altro, una roba seria. La seconda parola è l’acronimo del «Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive», introdotto nella legislazione italiana nel lontano 1989. Il dispositivo vieta al soggetto ritenuto pericoloso di entrare in luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive ed è stato applicato - ovviamente - soprattutto per impedire l’accesso agli stadi agli ultrà più pericolosi. Gennaro De Tommaso, meglio noto come «Genny ’a Carogna», è già a quota tre Daspo e l’ultimo è di cinque anni, per dire. Fatto sta che la Camera dei deputati sta discutendo proprio in questi giorni il disegno di legge sugli stadi e Forza Italia si è fatta venire un’idea: perché non estendere lo stesso principio, cioè il divieto di avvicinamento ai luoghi dove si è commesso un «delitto», anche ad altri settori che non siano i campi di calcio? L’emendamento 4.02 presentato a Montecitorio dall’onorevole-avvocato Francesco Paolo Sisto e dal capogruppo Renato Brunetta propone esattamente questo: applicare il Daspo alle discoteche, impedire l’ingresso nei locali notturni a coloro che vengono scoperti a detenere, ricevere o consumare sostanze stupefacenti. In parole povere: ti droghi sulla pista da ballo? Non potrai più andare in discoteca. La misura è stata immaginata come deterrente al consumo di sostanze stupefacenti, ovviamente. La proposta Sisto-Brunetta è piuttosto corposa (ben quattordici commi) e prevede testualmente che «il questore può disporre, previo accertamento da parte della polizia giudiziaria, un divieto di accesso ai locali da ballo fino al massimo di un anno». La durata della «pena», dunque, è inferiore a quella prevista per i violenti sorpresi a fare casino dentro gli stadi. Il disco-Daspo deve essere applicabile secondo i due azzurri «alle persone che, per farne uso personale, all’interno delle discoteche consumano o ricevono o detengono sostanze stupefacenti di cui all’articolo 75 del dpr 309/1990», a chi è condannato o anche solo denunciato per reati relativi a sostanze stupefacenti e addirittura a chi ha scatenato o partecipato a risse in discoteca. Una misura simile l’avevano chiesta tempo fa i sindacati di Polizia. Il problema, nel caso, potrebbe essere l’applicazione: allo stadio si entra presentando un documento, in discoteca per il momento no. Il Daspo, dunque, rischia di avere soprattutto e soltanto un effetto deterrente. Sulla carta, anche il centrosinistra potrebbe essere favorevole. L’unico dubbio resta la «ammissibilità» di misure contro il consumo di stupefacenti in un provvedimento che fa esplicito riferimento alle manifestazioni sportive. La valutazione spetterà alla piddina Donatella Ferranti, che presiede l’esame congiunto del decreto in Commissione. di Paolo Emilio Russo

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