Contrordine, compagni: adesso, finalmente, scopare si può. Di più: datevi pure alla pazza gioia, provate di tutto e di più. E nel caso l’ultimo lustro di bacchettonismo spinto vi avesse raffreddato gli spiriti, niente paura: i mejo intellettuali de sinistra hanno reclutato all’uopo alcuni docenti d’eccezione. Professionisti del settore come Rocco Siffredi, le pornostar Valentina Nappi e Valeria Visconti. D’un colpo, il bunga bunga è divenuto un lontano ricordo, guarda caso proprio nel momento in cui Silvio Berlusconi viene assolto nel processo Ruby. E allora via, apriamo le cateratte, trombata libera e niente complessi di sorta. A levare i tabù comincia Micromega, la rivista di Paolo Flores d’Arcais, organo ufficiale del fronte manettaro militante. La stessa che supportava le manifestazioni del popolo viola fuori da Arcore, con tanto di cartelli del genere: «Vai in bagno a farti le pugnette» e «Ci Ruby la dignità». Bene, sul numero in uscita oggi si trovano due articoli interessanti. Il primo è una conversazione tra Siffredi e la regista Roberta Torre. I due discutono di porno in chiave femminile, poiché «la sessualità, il desiderio, il godimento femminile, infatti, hanno subito secoli, se non millenni di oscuramento ed è forse arrivato il momento che lo “sguardo femminile” si posi anche sul porno». Ora, la cosa in sé è assolutamente meritevole. Roberta Torre è una brava regista e un’artista con parecchie cose da dire, quindi vale la pena leggersi la conversazione. E, vivaddio, finalmente si parla di libertà sessuale in una chiave lontana dagli stereotipi di parte, fuori dalla retorica che ha fatto il suo tempo. Colpisce però che a voler abbattere i muri siano gli stessi che in questi ultimi anni si sono trasformati in vestali della morale costituita e della pubblica decenza. Quelli che sbertucciavano Giuliano Ferrara perché gridava «siamo tutti puttane» e che hanno fatto carne da macello delle olgettine e delle varie soubrettine del giro arcoriano. A cominciare dalle erinni del movimento «Se non ora quando», sempre pronte a processare puttane e puttanieri di centrodestra. O dai sacerdoti di Libertà e Giustizia, che spedirono un tredicenne su un palco per chiedere le dimissioni del porco Biscione. Chi oggi celebra la sessualità, il godimento e il piacere, fino all’altro giorno se la prendeva con Drive In perché, mostrando procaci ragazze in video, ha aperto le porte alla sottocultura berlusconiana fatta di tette e ammiccamenti. Su Micromega appare anche un dialogo fra la giornalista Maria Latella e Valentina Nappi. Quest’ultima è un personaggio singolare. Studia filosofia a Napoli, e quando parla sembra avere le idee molto chiare. Poco tempo fa, ha spiegato che intende «rappresentare un modello che induca un paio di altre ragazze sparse nel mondo a pensare che darla (gratis) quanto più è possibile è bene, mentre essere fighe di legno è una cosa schifosa». Il tutto seguito dall’appello: «Ragazze, datela». Si tratta, ovviamente, di una provocazione. Che, seppur non troppo originale, suona incredibilmente più vera e vitale di quel che scrisse Concita De Gregorio su Repubblica. La Signorina Grande Firma - commentando uno stupro - finiva a parlare dei sordidi abissi (guarda un po’) dalla cultura berlusconiana, e metteva in guardia le giovani fanciulle: «Verrà il giorno in cui capiremo l’abisso in cui siamo precipitati pensando che fosse l’anticamera del privé del Billionaire, che fortuna essere ammessi all’harem». Se le veline e il Billionaire sono osceni, una pornostar non lo è? Certo, si può discutere di che cosa sia pornografico (nel senso negativo del termine). Probabilmente certi verbali del processo Ruby in cui alle malcapitate veniva chiesto che tipo di biancheria indossassero lo sono molto più di un video della disinibita Nappi. Così come erano pornografiche certe pagine di quotidiani in cui si insisteva sulle prodezze (più inventate che vere) del Satiro Berlusconi e di alcune signore del suo partito. Lo sappiamo, a sinistra la doppia morale è di casa. Celebre fu il caso di quella giovane segretaria locale del Pd che un giorno si indignava per il bunga bunga e un altro giorno, munita di mascherina, girava un porno amatoriale. Affari suoi, ovvio. Era maggiorenne e consenziente. Ma allora a che pro frugare sotto le lenzuola altrui? Ancora, il Pd è il partito che - in parte - si sollevò per una pubblicità dell’Unità (all’epoca diretta dall’amica Concita) realizzata da Oliviero Toscani, in cui si vedeva un bel culo femminile inguainato in una minigonna, dalla cui tasca posteriore spuntava una copia del giornale. Bene, ieri i giovani democratici di Napoli hanno invitato alla festa dell’Unità da loro organizzata la pornostar Valeria Visconti assieme al regista hard Guido Maria Ranieri. Titolo dell’incontro: «Pornosofia: il valore politico dell’erotismo». Forse i giovani del partito sono meno bacchettoni dei vecchi, ma non ci contiamo troppo. La verità è che il discrimine è sempre stato il Cavaliere. La rivoluzione sessuale, nel suo caso, non valeva. Come hanno scritto Ezio Mauro e Massimo Gramellini, uno che organizza feste con belle fanciulle è inadatto a guidare un Paese. Per il resto, tutto va bene, pure i pornodivi. Tra l’altro, i poveri organizzatori della festa napoletana devono aver vissuto un bel travaglio interiore. Hanno sì invitato l’attrice hard, ma subito dopo il suo intervento - in una strana forma di purificazione tramite autoflagellazione - hanno previsto quello di Pier Luigi Bersani. La miseria: non fai nemmeno in tempo a scaldarti, che arriva il pelato di Bettola ad ammosciare la situazione. di Francesco Borgonovo