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Italicum: la legge all'esame degli Affari Costituzionali ma Renzi è in minoranza

di Matteo Legnani domenica 26 gennaio 2014

2' di lettura

In direzione Pd ha vinto Matteo Renzi. Gianni Cuperlo, prima voce del dissenso Pd sull'accordotra il segretario e Silvio Berlusconi, ha sbattuto la porta e se n'è andato, lasciando poi la presidenza del partito. Ma la resa dei conti vera e propria all'interno dei democratici inizia solo oggi, con l'arrivo dell'Italicum in commissione Affari istituzionali della Camera. Dove i numeri parlano chiaro: Renzi è in minoranza rispetto ai cuperliani. Tredici a otto per l'ex presidente Pd, che può contare su nomi come quelli di Alfredo D'Attorre, Barbara Pollastrini, Andrea Giorgis, Maria Gullo, Enzo Lattuca e Giuseppe Lauricella. Con lui ci sono anche Pier Luigi Bersani (appena uscito dall'ospedale) e Rosi Bindi, che al segretario manda un  avvertimento: "In Commissione abbiamo la maggioranza e se presenteremo degli emendamenti, il segretario li dovrà accettare". Mentre D'Attorre è già sicuro: "L'Italicum sarà cambiato. Sono convinto che alla fine Renzi si convincerà ad abbandonare le liste bloccate e non tradirà il popolo delle primarie". Dalla sua parte, il segretario ha Maria Elena Boschi, Matteo Richetti, Luigi Famiglietti e Daniela Gasperini, oltre ai franceschiniani Emanuele Fiano, Gianclaudio Bressa e Ettore Rosato e al lettiano Francesco Sanna. Un altro lettiano, Marco Meloni, non vuole essere elencato tra i fedelissimi di Cuperlo, ma è comunque critico della proposta di riforma renziana. Una mediazione sarà inevitabile, anche considerati i numeri precari dei pro-Italicum nell'aula del Senato. Insieme, il Partito democratico e Forza Italia contano 168 rappresentanti a Palazzo Madama. Poco al di sopra della quota di 161, maggioranza assoluta e quota minima affinché l’accordo discusso del Nazareno tra Berlusconi e Renzi possa diventare realtà. Tutti gli altri si stanno schierando contro i listini bloccati: dal Nuovo centrodestra alla Lega Nord, passando per Fratelli d’Italia, così come il Movimento 5 Stelle. I sette senatori di Sel e degli otto di Scelta Civica hanno espresso criticheai listini bloccati. E poi, proprio per le divisioni sempre più profonde all'interno del Pd, non si può non contare il rischio elevato di franchi tiratori. Dei 108 senatori democratici, soltanto una piccola “pattuglia” sono considerati renziani fedelissimi. Sommati ai 60 senatori di Silvio Berlusconi si è ancora molto lontani dalla maggioranza assoluta. Potrebbe essere più vasto il fronte comune contro il patto del Nazareno: sfiora i 150 senatori. Se gli eletti pentastellati sono 50, 31 quelli del Ncd, 15 gli eletti del Carroccio: a questi si possono sommare i 14 del Misto (dove sono presenti anche quelli di Sel), il gruppo “Per L’Italia” (12), “Per le Autonomie” 12, i già citati 8 di Sc.  Intanto, oggi il testo base dell’Italicum arriva in Commissione, dove dovrà essere votato come testo base. Ci saranno poi 48 ore per presentare emendamenti. Il 29 gennaio è prevista poi l’apertura della discussione in aula.

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