Renzi, da Repubblica al Corriere la sagra dei convertiti: tutti esaltano "il decisionista"

di Giulio Bucchidomenica 26 gennaio 2014
Renzi, da Repubblica al Corriere la sagra dei convertiti: tutti esaltano "il decisionista"
3' di lettura

Se persino Repubblica finisce per "beatificare" Matteo Renzi paragonandolo - in positivo! - a Bettino Craxi e Francesco Cossiga, significa che il Rottamatore ha vinto su tutta la linea. Il giorno dopo la direzione del Pd che ha sancito la sconfitta della linea dura di Cuperlo & co. (con tanto di dimissioni del presidente democratico per protesta col segretario), sui quotidiano è un profluvio di commenti entusiasti e analisi illuminate dell'operato di Renzi. "Coraggioso", "rivoluzionario", "erede dei decisionisti" e così via: se non fosse inchiostro, lo si potrebbe scambiare per saliva. I tabù sinistri secondo Battista - Il Corriere della Sera affida il panegirico alla penna di Pierluigi Battista. E il moderatissimo Pigi gioca in casa, celebrando la fine della "superiorità morale della sinistra". Renzi "infrante l'ultima remora psicologica a riconoscere il Nemico come avversario da combattere, ma da rispettare. E non manifesta ribrezzo nei confronti del popolo che in questi anni ha scelto Berlusconi". Giù botte a tutti quelli che, "vergognandosi" del patto col Cav (parole e musica di Stefano Fassina), volevano "disinfestare l'aria del Nazareno dai germi etici berlusconiani". Renzi ha ribaltato il paradigma "in cui tanta sinistra si è crogiolata negli ultimi vent'anni", quello del "Berlusconi capo dei barbari usurpatori". Gli anti-Cav di ogni risma sono stati seppelliti da una risata di Matteo: "E con chi dovevo parlare, con Dudù?". E in via Solferino partono gli applausi. Viva il decisionista - Pietro Geremicca, renzologo di lungo corso de La Stampa, si concentra sulla figura di decisionista del segretario: "Matteo è fatto così - scrive il cronista politico del quotidiano torinese -, veloce, spiazzante, spesso irriverente e capace di dire, appunto, cose terribili". La rivoluzione renziana è accolta con stupore: "Erano anni che le forze politiche non riuscivano o non volevano cestinare il Porcellum: Matteo Renzi ha messo piede a Roma da segretario da 40 giorni ed ha già centrato la prima parte dell'impresa". "Prendere o lasciare, con me o contro di me - spiega Geremicca - non è certamente il massimo dell'eleganza ma evidentemente il sistema funziona", e pazienza se quando Berlusconi usava più o meno gli stessi metodi veniva messo in croce. Qua c'è da mettere sul podio un politico di razza. "E continuare a pensare a lui come a uno tutto immagine e niente sostanza può rivelarsi un errore mortale". Onorevoli e giornalisti sono avvisati.  Matteo come Bettino - Ma è Repubblica a sfoderare un armamentario esultante degno del Ventennio. Matteo, Duce della nuova sinistra, ha inaugurato la "svolta del sistema", nientemeno. D'altronde, il quotidiano di Ezio Mauro ha fatto in tempo ad accorgersi ora che l'ex cannibale democristiano, fino a qualche settimana fa visto come un pericolo per la "natura" stessa della sinistra italiana, "ha fame. Di successo, di potere, di gloria". "Azzanne e sorride", scrive Repubblica, con ammirazione crescente tanto da chiamare a supporto della tesi (abbastanza scontata) addirittura il parere di un chirurgo maxillo-facciale rilasciato a Oggi: Renzi ha un aspetto da ragazzino e un'immagine più gresca, tutto merito dei suoi "incisivi a palettoni". Roba lombrosiana che neanche con Berlusconi... D'altronde, Renzi rientra nello stretto novero dei leader italiani in grado di rischiare tutto, di azzardare. "Da De Gasperi a Moro, dall'ultimo Cossiga picconatore a Bettino Craxi, che ai tempi del Midas aveva anni 42". Il Cinghialone "non usò misericordia per nessuno a cominciare dai tanti vecchi (De Martino, Mancini, Lombardi, Pertini) che a turno gli si mettevano di traverso". Corsi e ricorsi. E forse paragoni buoni da essere rivoltati come calzini e usati contro Renzi, quando la bilancia della politica penderà da un'altra parte. di Claudio Brigliadori