Legge elettorale, il giudizio degli esperti: "Bravo Renzi", "ma la Consulta lo fermerà"

di Giulio Bucchidomenica 26 gennaio 2014
Legge elettorale, il giudizio degli esperti: "Bravo Renzi", "ma la Consulta lo fermerà"
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Renzi approvato nel metodo ma bocciato nel contenuto. L'"Italicum", la nuova legge elettorale messa a punto con la fondamentale intesa di Silvio Berlusconi, come prevedibile divide i principali analisti politici e commentatori italiani. Nel migliore dei casi si parla di "compromesso ragionevole" e di "svolta di sistema", ma non manca chi con un tocco inquietante lo avverte che ci penserà la Consulta a stoppare i suoi piani.  D'Alimonte: Riforma perfetta - La difesa più accorata è quella di Roberto D'Alimonte sul Sole 24 Ore. Il professore con cui ha già polemizzato un velenoso Giovanni Sartori è parte in causa, visto che è lui il principale ispiratore della riforma. E forse per questo ci tiene a sottolineare esclusivamente i "pro", allontanando ogni spettro: l'Italicum è ottimo perché la presenza di un premio di maggioranza del 18% e il doppio turno "garantisce che le elezioni diano al vincitore - partito o singola coalizione - la maggioranza assoluta dei seggi". Nessun rischio di incostituzionalità, spiega il professore, perché con "la soglia di sbarramento e un premio non più illimitato la Consulta è accontenta". Oltretutto, il nuovo sistema "serve a scoraggiare tentazioni terzopoliste". Ma è sulle liste bloccate che rischia di schiantarsi la legge Renzi-Berlusconi, visto che proprio su questo punto era arrivata la stroncatura maggiore del Porcellum da parte della Corte costituzionale. "Ma saranno corte - precisa D'Alimonte - e i nomi dei candidati saranno visibili sulla scheda elettorale". "Sulla lista bloccata si è fatta tanta retorica - aggiunge poi il professore - ma sono solo uno strumento, non sono il male assoluto". Stampa e Repubblica soddisfatte, ma... - Moderatamente soddisfatta anche Elisabetta Gualmini che su La Stampa scrive di una "riforma importante" e di "compromesso ragionevole", che ha "seguito punto per punto le indicazioni della Consulta. Tutto quello che ha chiesto la Corte, c'è". "Certo - ammette la Gualmini - sarebbe stato meglio tornare sui collegi uninominali, soluzione che avrebbe reso più trasparente il rapporto dei singoli candidati con i cittadini e più nitida la scelta della forza politica chiamata a governare". Il vero pericolo, però, non verrebbe da un'eventuale incostituzionalità della legge elettorale ma dai senatori. In altre parole, tutto funzionerà a patto che proprio loro "non ci ripensino e si mettano di traverso al proprio suicidio assistitito" che altro non è che la riforma di Senato e Titolo V della Costituzione. Repubblica accoglie con favore la soluzione "all'italiana", quel mix fantasioso di spagnolo (circoscrizioni ridotte), tedesco (proporzionale e sbarramento) e francese (doppio turno). Naso storto sulle liste bloccate: "Si continua a privare il cittadino elettore del sacrosanto diritto di scegliere i propri eletti, lasciando di nuovo che a farlo al suo posto siano le segreterie di partito". Parziale rattoppo la presenza di un "numero limitato di candidati in lista e le primarie per scegliere i singoli candidati".  La profezia di Ainis - "Bene, con due dubbi" è la sintesi del fondo del costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della Sera. Peccato che quei dubbi siano talmente grandi da oscurare tutta l'operazione renziana. Che non a caso viene dipinto come un politico metà illusionista e metà prestigiatore. Prestigiatore, perché nasconde in una nuova legge elettorale i difetti del vecchio Porcellum, ma sulla governabilità il segretario Pd ha fatto centro: "Se prendi il 35% diventi maggioranza con il premio, altrimenti ballottaggio fra le due coalizioni più votate. Bravo il prestigiatore", che con la soglia di sbarramento ha centrato "un antidoto contro la frantumazione della squadra di governo" e con il ballottaggio "il premio te lo mettono in tasca gli elettori, non la legge". Resta il nodo della rappresentatività di governo: "Il premio brevettato da Renzi è del 18%, mica poco. Crepi l'avarizia, ma in questo caso rischia di crepare pure la giustizia". E Renzi rischia pure sulla "sovranità", perché sulle pluricandidature e i listini bloccati, sia pure limitati, "tace, speriamo per non silenzio-assenso". Il numero giusto di candidature bloccate, spiega Ainis, sarebbe 3, ma nell'Italicum sono il doppio. Questo, sommato alla soglia di sbarramento per il premio di maggioranza ("40% sarebbe meglio del 35%") e il numero di collegi elettorali (bisogna aumentare gli eventuali 120) rischia di trasformare Renzi in illusionista: "Ma gli sarà difficile illudere di nuovo la Consulta, oltre che gli italiani".