Governo, verso il Letta Bis: "Renzi mi dica i nomi di chi vuole"

di Giulio Bucchidomenica 26 gennaio 2014
Governo, verso il Letta Bis: "Renzi mi dica i nomi di chi vuole"
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Uno, Matteo Renzi, ha preteso "mani libere" dal Pd per ridisegnare a modo suo la legge elettorale. L'altro, Enrico Letta, ora vuole che Renzi quelle mani "se le sporchi". Che smetta, cioè, di menar picconate a governo e maggioranza e che inizi, da segretario del Partito democratico, a da sostegno all'esecutivo attraverso idee, parole e gesti. "Se vuole essere coerente con la promessa di sostenere lealmente il governo fino al 2015, mi indichi i nomi di chi deve entrare", ha ribadito coi suoi fedelissimi il premier a proposito del sindaco di Firenze. La parola d'ordine ormai non sembra più "rimpasto", ma "Letta-bis". E non è un caso che anche il principale alleato di Letta, il vicepremier Angelino Alfano, più o meno nelle stesse ore sia uscito allo scoperto chiedendo un cambio di passo e nomi nuovi per l'esecutivo. Certo, un eventuale passaggio di fiducia in Aula esporrebbe Letta al fuoco dei franchi tiratori, ma è un rischio da correre per tentare di allungarsi la vita.  Verso il "Letta bis" - Molto, se non tutto, dipenderà da Renzi. Fosse per il segretario democratico, basterebbe far fuori il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo (Ncd) e quello della Giustizia Annamaria Cancellieri (montiana) per ripartire. Anche perché cambiando solo due pedine il governo Letta non guadagnerebbe in forza e Renzi potrebbe continuare a criticarlo senza essersi esposto troppo con propri uomini. Proprio quello che vuole evitare il premier. "Se vogliono sostituire i bersaniani con i renziani, io non ci sto. Basta con questi giochini", si è lamentato Renzi. Sia che si parli di rimpasto sia che si tratti per un "Letta-bis", in ogni caso, le poltrone a rischio sono più di due. Sicuro o quasi l'ingresso del montiano Benedetto Della Vedova al posto di Stefano Fassina, dimissionario viceministro dell'Economia e ormai nemico giurato di Renzi. Quasi certa anche la promozione del ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio, uomo di fiducia del segretario Pd, al Ministero dello Sviluppo economico di un altro dem bersaniano, Flavio Zanonato. In uscita pure l'ex presidente Istat Enrico Giovannini dal Ministero del Lavoro: fatale la sua opposizione al Job Act renziano nuovo caposaldo del governo che verrà. Si tratterà di capire se Renzi, incassato il sì del Pd all'Italicum, accetterà di piegarsi al reshuffling, il mescolamento invocato da Alfano, oppure preferirà proseguire per la sua strada: guidare l'opposizione sotterranea al governo pur essendo al volante del principale partito della maggioranza.