Primo Greganti parla dal carcere: "Il pd mi scarica, ma sono innocente"

Primo Greganti parla dal carcere: "Scaricato dal PD solo perché il mio nome rievoca gli anni di Tangentopoli"
di simone cerronidomenica 18 maggio 2014
Primo Greganti parla dal carcere: "Il pd mi scarica, ma sono innocente"
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"Sono uscito ora dal Senato". La prova che incastra Primo Greganti.  Sui presunti ingressi del "Compagno G" in Senato, dove negli ultimi tempi è stato visto spesso, nonostante nei registri di Palazzo Madama non ci sia traccia del suo nome, spunta adesso un'intercettazione telefonica che sarebbe la prova della presenza di Greganti a palazzo Madama. In un nastro in possesso della procura, Greganti, il 19 febbraio scorso, è al telefono con Sergio Catozzo ex Udc e afferma: "Ho appena finito una riunione al Senato". Parole che testimoniano come Greganti, indagato nello scandalo Expo, al Senato fosse di casa. Dopo l'intercettazione il presidente Pietro Grasso ha scritto una lettera al Procuratore della Repubblica per chiedere "con urgenza informazioni più circostanziate" in proposito ed ha convocato il Comitato di Sicurezza del Senato. Poi in una nota scrive: "A seguito degli articoli di stampa secondo i quali gli investigatori avrebbero accertato, nel corso di pedinamenti, che il signor Primo Greganti avrebbe fatto ingresso in piu' occasioni in Senato, il presidente del Senato, Pietro Grasso - si legge nella nota -, ha scritto oggi al Procuratore della Repubblica di Milano richiedendo con urgenza informazioni più circostanziate in proposito". Il presidente del Senato richiede "ogni utile elemento di dettaglio riguardante le date e gli orari in cui il signor Greganti sia stato eventualmente osservato fare ingresso o uscire da palazzi del Senato e indicazioni precise di quali specifici palazzi e ingressi si tratti". Insomma la vicenda diventa sempre più pesante. Intanto, Greganti, accusato di far parte della "cricca" degli appalti dell'Expo, è stato sospeso dal partito lo scorso 12 maggio con una sospensione definita "cautelare" in attesa di chiarire la sua posizione giudiziaria parla dal carcere di Opera a Milano e si dichiara innocente e estraneo a quella "cupola di appalti", patti segreti e tangenti, che ruotavano attorno all'Expo 2015. Greganti scaricato dal Pd - "Mi hanno usato solo perché il mio nome rievoca gli anni di Tangentopoli. Io quelli li conoscevo appena". "Non ho mai preso soldi o promesso favori a nessuno". E poi, ancora: "Il Pd mi scarica? Questo mi fa male. Ma ne prendo atto". E' un Graganti, deluso dal comportamento del suo partito e promette guerra a chi ha gettato fango su di lui. "Confuterò le accuse una per una", ha promesso. Come riporta l'Huffington post, Greganti, mentre parlava, ha cominciato a sottolineare a matita tutti i passaggi che lo riguardano, intercettazioni telefoniche e pedinamenti. E accanto a ogni riga appuntava la sua versione dei fatti: "Se quegli incontri li ho fatti, è stato solo per lavoro. Crollasse il mondo ma io non prendo soldi e non corrompo nessuno", ripete ai suoi legali, Roberto Macchia e Nicola Durazzo, gli stessi che a 21 anni dopo Mani Pulite si trovano a difenderlo in un'altra storia di corruzione. La maxi cupola - Nonostante si dica innocente, il compagno G viene messo al centro della maxi cupola dagli altri indagati. Infatti, secondo questi, Greganti rappresenterebbe un affidabile punto di contatto con le cooperative rosse del Nord e della sede sociale del circolo Tommaso Moro, base operativa dove si organizzavano gli appalti e le tangenti. "Le frequentazioni e questi ipotetici accordi che la Procura gli contesta – sostengono i suoi legali – risalgono in effetti solo all’ultimo anno e mezzo. Frequentava questi imprenditori milanesi solo per portare avanti il proprio lavoro: una società di consulenza che si occupa di mediare lavori della filiera del legno". Che secondo Greganti, era "il settore del futuro". Poi i legali continuano: "Ci vorranno una decina di giorni prima che finisca di scrivere il memoriale, e poi decideremo cosa fare".