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Marchini sbianchetta il curriculum come la Raggi

di Franco Bechis sabato 30 aprile 2016

2' di lettura

Per la corsa a sindaco di Roma lo strumento più utilizzato dai candidati sembra essere il bianchetto, di cui si è fatto buon uso per espungere dal proprio curriculum la parte che oggi potrebbe creare problemi. Virginia Raggi ha sbianchettato quell’annetto alla presidenza di HGR, la società posseduta e amministrata da Gloria Rojo che prima (all’Unire) e dopo (in Ama) quell’anno era stata assistente di Franco Panzironi, il fund raiser di Gianni Alemanno. Il bianchetto è stato usato anche da Alfio Marchini, che ha preferito cancellare ogni traccia del rapporto con Massimo D’Alema…Marchini ha espulso il povero lìder Maximo perfino dalla Fondazione ItalianiEuropei, il think thank di cui entrambi fanno parte, preferendo associare il suo nome solo a quello di Giuliano Amato, che sicuramente è più spendibile ora con il nuovo alleato Silvio Berlusconi. Amato fu in effetti il primo presidente della fondazione (eletto il 3 febbraio 2000), ma solo perché D’Alema all’epoca era premier e non poteva farlo. Pochi mesi dopo (il 10 maggio 2000) infatti si passarono il testimone. Marchini era lì però proprio per la sua amicizia storica con D’Alema, che più volte ha rischiato di essergli di inciampo. Come nel 1994, quando con Berlusconi a palazzo Chigi il giovane Alfio fu scelto dal presidente della Camera Irene Pivetti (su consiglio dell’allora suo portavoce Renato Farina) che lo nominò consigliere di amministrazione della Rai. Il cavaliere storse il naso, e fu proprio D’Alema a spiegare perché. “Pare”, disse alle agenzie, “che una delle ragioni che hanno turbato Berlusconi, che ha chiamato a Napoli il presidente del Senato e ha bloccato le nomine Rai con un atto palesemente illegale, è che tra le persone indicate c’è uno che viene accusato di essere mio amico, Marchini. Lo conosco, non è un reato grave…”. Si conoscevano, e anche qualcosa di più. Perché Marchini negli anni ha sempre finanziato più che il partito, D’Alema stesso ogni volta che correva alle elezioni. Gli diede 20 milioni di lire alle amministrative del 1997, e secondo le cronache dei finanziamenti alla politica, risulta un altro versamento diretto al lìder Maximo da 15 mila euro nel 2004. Ma anche di questi contributi non c’è traccia nella story-telling di Marchini politico in queste ore. E si capisce: non è esattamente il migliore biglietto da visita per correre in compagnia del Cav e nemmeno di Francesco Storace… Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis

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