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Il piano di Gentiloni: sogna di restare in sella in barba a tanti

di Maria Pezzi domenica 29 aprile 2018

3' di lettura

Su di lui non avrebbe puntato un euro neppure la moglie. Del premier gli manca tutto: i voti, il carisma, il curriculum, la visione, la forza. Proprio per questo Matteo Renzi l' aveva scelto per sostituirlo a Palazzo Chigi, giudicandolo innocuo, oltreché incolore. Doveva trattarsi di un annetto e via, un onorevole incarico di fine carriera prima della pensione. Invece, grazie a un misto di sagacia e buona sorte, Paolo Gentiloni sta resistendo. Formalmente si è dimesso, ma di fatto non c' è nessuno oggi che abbia possibilità concrete di prenderne il posto a breve. E così, chiamalo scemo, ha iniziato a lavorare per prolungare il più possibile il suo impegno provvisorio. Ancora una volta lo aiutano le circostanze: la situazione è catatonica, proprio come lo stile di Gentiloni, il quale non ha molti pregi ma non è un sciocco. Pertanto, sapendo che una simile occasione non gli ricapiterà, coltiva sempre più cupidamente il sogno di essere il primo premier italiano a guidare il Paese, da traghettatore, a due elezioni consecutive. Per riuscirci, Gentiloni ha accentuato la propria strategia immobilista. Per approfondire leggi anche: Il bivio di Mattarella: Gentiloni o l'ipotesi sciaguratissima Non rilascia interviste, non dice quasi nulla, non fa assolutamente niente, si tiene ben distante dalle convulsioni che agitano il suo partito, lascia aumentare debito e immigrati come se nulla fosse, si limita all' ordinaria amministrazione; tanto, anche nel pieno dei poteri non si è mai distinto per le decisioni. Se può, evita anche i viaggi all' estero, e sta attento a non prendere posizione; se costretto, assume quella più banale e politicamente corretta. Gli elementi per prendere sul serio le ambizioni del conte Paolo ci sono tutti. Lo scenario per lui si fa ogni giorno più incoraggiante. Il governo centrodestra-Cinquestelle è naufragato sotto i veti reciproci di Di Maio e Berlusconi, oltre che per la sua insensatezza politica. Quello M5S-Pd, al quale si lavora adesso, ha poche speranze, poiché estremamente sgradito a entrambi i leader dei due partiti e inviso agli elettori, benché gradito da intellettuali e finanzieri. Il governo dei tecnici metterebbe d' accordo tutti, ma solo nel senso che nessuno lo voterebbe. Quanto all' esecutivo del presidente, se ne parla tanto ma non si capisce in cosa si differenzi da quello degli esperti. Anch' esso ha basi fragili; per di più è poco appetibile, visto che durerebbe al massimo fino a dicembre, per sciogliersi dopo l' approvazione della finanziaria. Fumo negli occhi -  L' unica cosa sicura è che non accadrà nulla ma che avanti nell' incertezza non si può andare per molto. Dopo il fallimento del tentativo M5S-Pd, Salvini, forte del probabile successo in Friuli, insisterà perché Mattarella gli dia un incarico per trovare i numeri in Parlamento. Pare che Berlusconi stia dalla sua, e c' è chi dice che Di Maio ci stia pensando. Tuttavia il capo dello Stato vede il leader leghista come il fumo negli occhi, causa il suo programma euroscettico e troppo distante dal tran-tran di questi anni, quindi non gli darà nessun via libera sulla fiducia, e difficilmente Matteo riuscirà a tirare fuori dalle tasche i numeri per convincerlo. Resta solo la ricerca di una soluzione abborracciata, per provare a inserire un premio di maggioranza a questa legge elettorale e non ritrovarsi nella situazione odierna all' indomani di un altro voto. Testa bassa -  Chi può però prendere in mano la situazione? Mattarella non darà le chiavi di un governo di minoranza a un politico. Sarebbe uno sgarbo alle istituzioni. Pertanto sono esclusi profili alla Maroni, tenutosi fuori per tornare utile alla bisogna ma che sembra aver sbagliato i calcoli. E quindi? Si fanno tanti nomi, il tagliatore di spese Cottarelli, l' ottuagenario giurista Cassese, il suo quasi coetaneo Flick, dal profilo prodian-grillino, il giudice della Corte Costituzionale Lattanzi, il diplomatico Massolo. Tutti improbabili; e poi, a chi importerebbe reggere la baracca pochi mesi per finire odiato e sputtanato come Monti, per di più senza un seggio da senatore a vita, visto che Mattarella non è Napolitano? Ecco allora che dall' ultimo cassetto delle possibilità del Colle potrebbe spuntare ancora una volta lui, Gentiloni, vicino al presidente da prima che diventasse tale. D' altronde, politico lo è per modo di dire, è certo che non si metterebbe a far qualcosa, tipo governare e rovinare i piani presidenziali, e in Europa proseguirebbe a tenere la testa bassa. Il tempo di Paolo, il nulla multiuso, può rivelarsi ancora una volta più lungo del previsto. di Pietro Senaldi

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