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Di Maio: "Volontà politica di revoca ad Autostrade"

Genova
di AdnKronos domenica 19 agosto 2018

2' di lettura

Roma, 16 ago. (AdnKronos) - "La nostra intenzione è revocare le concessioni ad Autostrade". A dirlo a In Onda su La7 il vicepremier e il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio. "Chi non vuole revocare le concessioni deve passare sul mio cadavere. C'è la volontà politica del governo: vogliamo revocare queste concessioni", sottolinea Di Maio. La priorità "non è stare attenti alla finanza e alla Borsa. Noi stiamo attenti alle famiglie delle vittime e alle vittime". L'obiettivo del governo "è fare in modo che i cittadini si sentano sicuri quando prendono le autostrade". Nel governo, rileva, "siamo d'accordo sulla revoca delle concessioni. Anche Salvini è d'accordo. C'è un impegno di tutto il governo. Non c'è Borsa che tenga o escamotage", rileva il ministro, aggiungendo che da parte di Autostrade ricostruire il ponte Morandi "è il minimo sindacale". "Se dovessimo dire 'se ci ricostruisci il ponte noi non ti revochiamo la concessione' penso che gli italiani ci lincerebbero sulla pubblica piazza". Il ministro sottolinea che Autostrade per l'Italia "doveva fare la manutenzione e poi non l'ha fatta. Ci hanno detto che andava tutto bene". Intanto come Stato, aggiunge Di Maio, "iniziamo a mettere in sicurezza i nostri viadotti perché se non è in grado di farlo Autostrade per l'Italia lo deve fare lo Stato Italiano. E questo deve essere chiaro". "Dai pedaggi - rileva- si incassano 5 miliardi di euro. Una buona parte dei pedaggi finisce negli utili, una parte nelle spese e una parte in manutenzione e investimenti. Perché lo Stato non può prendere i soldi per reinvestirli nella manutenzione?", sottolinea Di Maio. Toti: "Entro il 2019 un nuovo viadotto" Il ministro Di Maio annuncia, poi, che tutti i contratti autostradali saranno desecretati. "Ci sono tre concessionari che gestiscono gran parte delle migliaia di chilometri in concessione: sono Autostrade per l'Italia, Gavio e Toto. Sono tre gruppi che la fanno da padrone in Italia e incassano i 5 miliardi dai pedaggi". "Non è che questa storia nasce col Ponte Morandi. Noi siamo in Parlamento da 6 anni e ad ogni legge finanziaria abbiamo visto norme ad hoc che favorivano questi concessionari". Ma "non è una vendetta", conclude.

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Andrea Muzzolon