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Virginia Raggi assolta dall'accusa di falso: perché così si salva anche il governo M5s-Lega

di Davide Locano domenica 11 novembre 2018

2' di lettura

Assolta: Virginia Raggi si salva. La sindaca grillina di Roma esce senza macchia dal processo che la vedeva imputata per falso in relazione alla nomina di Renato Marra alla direzione Turismo del Campidoglio. La sentenza è arrivata poco dopo le 15. La Raggi al momento dell'assoluzione si è messa a piangere dalla gioia e ha abbracciato i suoi legali, ringraziandoli in aula. La Procura aveva chiesto una condanna a 10 mesi di reclusione. Leggi anche: Nicola Porro, l'attacco totale ai giudici Un'assoluzione pesantissima. In primis perché la Raggi non sarà costretta a dimettersi, così come previsto dal codice etico grillino. Nessun caso nel M5s, dunque, anche se alcune malelingue ipotizzavano che i vertici del Movimento avrebbero accolto di buon grado le dimissioni della sindaca, il cui operato nuoce all'immagine dei pentastellati. Ma, soprattutto, l'assoluzione evita grosse grane al governo. Nel caso in cui la Raggi si fosse dimessa, infatti, era possibile che Roma si trovasse in piena campagna elettorale, dove Lega e M5s, alleati nell'esecutivo gialloverde, si sarebbero affrontati colpo su colpo, minando per ovvie ragioni la tenuta del governo. Uscendo dal tribunale la Raggi ha commentato: "Questa sentenza spazza via due anni di fango nei miei confronti. Ora avanti a testa alta. Per Roma e per tutti i cittadini". Alle 11 di sabato 10 ottobre era iniziata, nell'aula decima collegiale del tribunale di Roma, l’arringa difensiva dei legali della sindaca, Emiliano Fasulo, Francesco Bruno e Alessandro Mancori. Dunque il giudice Roberto Ranazzi si era ritirato in camera di consiglio per emettere la sentenza. La Raggi, presente in aula (accompagnata dal marito Andrea Severini) era accusata di falso per aver dichiarato alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, di aver deciso da sola la nomina a capo della direzione Turismo di Renato Marra, senza consultare il fratello del candidato (Raffaele) che all'epoca era capo del personale. La circostanza sarebbe smentita dalle chat in cui Raggi rimprovera l’ex capo del personale per l’aumento di stipendio a Renato Marra. Per la stessa vicenda Raffaele Marra risponde di abuso di ufficio in un processo a parte.

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