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Fondazione Open, Matteo Renzi e le due "magistrature interventiste": così i pm tengono in mano il paese

di Marco Rossi sabato 30 novembre 2019

2' di lettura

Matteo Renzi è il principale protagonista delle chiacchiere della maggioranza dei parlamentari della Camera dei deputati. Davanti a una colazione dietetica alla buvette di Montecitorio, i politici si interrogano sulla nuova offensiva giudiziaria sulla politica. C'è chi parla di  "politica debole". Lo dicono i leghisti, a cominciare da Matteo Salvini, che pure sono avversari di Renzi, scrive Augusto Minzolini sul Giornale in edicola il 29 novembre. Non lo dicono i grillini che sono il frutto del masochismo che da trent'anni ha contagiato la classe dirigente del Paese e che ha visto le stagioni cadenzate dalle inchieste giudiziarie: da Tangentopoli a Berlusconi, alla Lega, fino a quelle che sfiorano da tutte le parti Salvini (quella sui 49 milioni di finanziamento pubblico puntava a far fuori il Carroccio dal panorama politico) o hanno nel mirino Renzi (quella sulla Fondazione Open mira ad uccidere Italia Viva nella culla). Leggi anche: Open, Pietro Senaldi e l'errore fatale di Renzi La questione centrale resta il finanziamento della politica, ma non solo. La vittima del momento viene lasciata sola, anche se il meccanismo perverso poi può essere usato, a seconda del momento, contro tutti. E torniamo al racconto di questi trent'anni in cui la politica è stata cadenzata, condizionata dalle inchieste. Una magistratura che condanna la politica, ma che si autoassolve: dello scandalo del Csm, quello raccontato dal trojan nel telefono del giudice Palamara che ha svelato quanta politica c'è nel Consiglio Superiore, non si è saputo più nulla. A proposito il procuratore di Firenze, Creazzo, quello dell'inchiesta su Open, era uno dei candidati di Palamara per la procura di Roma. Ovviamente, non c'è nulla di male, solo che se non si vuol fare la parte degli struzzi, a questo punto si è portati a valutare pure le conseguenze politiche delle azioni dei magistrati.  Per cui tra divisioni, diffidenze, paure, siamo allo stallo. Tutto è fermo. Non si riforma la giustizia e si va avanti per inerzia. Tutto è fermo. E la politica resta in balìa delle inchieste giudiziarie, come gli antichi del Fato.

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