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Matteo Renzi, ecco perché i compagni e la sinistra lo detestano

di Andrea Tempestini domenica 29 dicembre 2019

3' di lettura

C' è qualcosa che corrode all'interno della sinistra italiana, che la agita e dissolve fin dalla sua nascita ed è il rifiuto del riformismo democratico, che risorge ogni volta che essa sembra sul punto di approdare definitivamente alla tolleranza, una sorta di richiamo della foresta che sempre la allontana dalla democrazia liberale nell'ultimo tratto, quando pare che vi stia finalmente per approdare. Leggi anche: "Azzeccagarbugli di provincia": Renzi spara sul governo Prima i socialisti rivoluzionari e i massimalisti, poi i bolscevichi e i comunisti, poi ancora i gruppettari e i maoisti e oggi i giustizialisti insieme a fondamentalisti verdi e terzomondisti, c' è sempre qualcuno nella sinistra, che, alla domanda se si debbano e possano rispettare gli avversari, risponde in teoria sì, però sia chiaro mica tutti. E coloro che invece, sempre nel corpo della sinistra, aderiscono compiutamente alla democrazia e ai suoi valori, vengono isolati e attaccati. Bissolati e Bonomi, Turati e Saragat, Pacciardi e Craxi, sono esempi classici di uomini politici emarginati, quando non violentemente esclusi (e in un paio di casi fu il giovane Mussolini socialista a compiere l' impresa) e oggi l' opera sembra continuare con Matteo Renzi. L'uomo non è certo simpatico, è un po' bullo e un po' Pierino, sembra quasi che alla domanda classica di Totò "siamo uomini o caporali" risponda con entusiasmo caporale di giornata, è accentratore (ne sa qualcosa Calenda) però non è comunista, non lo è mai stato. È certo troppo sbrigativo e impulsivo e la sua riforma costituzionale era uno sbrego, ma io non ce lo vedo Renzi (spero di non sbagliare) a scassare l' economia di mercato o a fare nuove leggi liberticide contro i reati d' opinione e temo che sia proprio per quello che a sinistra lo rifiutino e stiano tentando di distruggerlo. In tutti i modi. UN PIERINO CAPORALE La sinistra, anche quella di oggi, lo fa ancora e spesso, almeno quella parte della sinistra che sente come lacerazione impossibile a sopportarsi la separazione dal mito dell' egualitarismo totalitario, per quanti lutti esso possa aver provocato nella storia. Nel caso di Renzi conta certo anche la banale cronaca politica, la concorrenza, il potere, le ostilità personali, ma è difficile sfuggire alla sensazione che al fondo della vera e propria aggressione che mi pare stia subendo, non vi sia la sua emarginazione in quanto "diverso", diverso da una lunga tradizione comunista settaria, che può accettare di essere messa in soffitta, ma non contraddetta. È un problema che sembra tornato d' attualità. Come si spiegano altrimenti le rispolverate tirate antifasciste, che quando erano dirette contro Pella, Scelba o Tambroni erano certo totalmente ingiustificate, ma almeno avvenivano ad una relativa breve distanza dalla fine del fenomeno, mentre oggi hanno un che di surreale, un po' come richiamare Erode o Attila a testimonial dell' attualità politica. Il nemico della democrazia si definisce con concetti generali: dittatura, totalitarismo o altro, ma non con un nome storico come fascismo, perché è come strizzare l' occhio e dire che per altre dittature, da quelle comuniste a quella religiose, il discorso può essere diverso, oppure, per contrasto, che la bonifica delle paludi o l' enciclopedia Treccani, furono negative perché "fasciste". IL VECCHIO CHE RITORNA Le Sardine, in questo senso, non sono un fenomeno nuovo, sembrano - e in effetti credo siano - solo il vecchio che ritorna, anche se, come spesso accade nella storia, rappresentano probabilmente non la possibilità di ripetere una vera tragedia, ma solo una farsa. Si capisce però facilmente, come Renzi e i suoi c' entrino poco con sardine, grilli, centri sociali, vecchi sindacalisti, attivisti anti-tav, spegnitori d' altiforni e procuratori d' assalto. I renziani vorrebbero imitare le sinistre di tradizione anglosassone e, anche se questo non è certo un gran pregio, perché il politically correct non è proprio un modello di tolleranza o di democrazia liberale, tuttavia rispetto ai redivivi trinariciuti italiani di guareschiana memoria (chiamiamoli Threenostrilled, per dare anche a loro un tocco di modernità progressista) beh, sono altro e, anche se col cavolo che possono sperare di travestirsi da moderati di centro-destra, questo basta e avanza per farli odiare a sinistra. Non avrei mai pensato di scrivere qualcosa in larvata difesa di Renzi, eppure c' è qualcosa negli attacchi che subisce che non mi convince per niente e allora ecco queste brevi note, ma smetto subito perché preoccupato da questo mio subitaneo attacco di buonismo. di Giuseppe Basini

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