Napolitano li sgrida sul Salva-RomaBoldrini e Grasso ai ferri corti

Seconda e terza carica dello Stato rimproverate dal Colle per lo scarso rigore nell'ammissione dei provvedimenti al voto. La Bdessa scarica tutte le colpe sull'ex toga
di Matteo Legnanidomenica 29 dicembre 2013
Napolitano li sgrida sul Salva-RomaBoldrini e Grasso ai ferri corti
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Scarica-barile, si chiama. E' quello che è andato in scena ieri, e malignamente riportato oggi su Repubblica, tra la presidente della Camera Laura Boldrini e il parigrado al Senato Pietro Grasso. Ieri, il presidente Giorgio Napolitano aveva sculacciato la seconda e la terza carica dello Stato, accusandole di non fare la guardia contro l'inserimento nei maxi-decreti come ad esempio il Milleproroghe, di emendamenti non coerenti con il provvedimento o per indirizzo o per contenuti. Il rimbrotto presidenziale ha provocato il primo, vero momento di frizione tra i due. Con la Boldrini che, lancia in resta, ha fatto ricordare dai suoi uffici urbi et orbi che già a giugno, lei, aveva avvertito il collega di Palazzo Madama del fatto che "al Senato vengono spesso introdotte numerose e sostanziali modifiche che non sono coerenti con i criteri di ammissibilità adottati dalla camera" (cioè, lei Boldrini è brava e Grasso cattivo). Boldrini ricorda anche di averne parlato a Grasso invitandolo a "porre fine alla vistosa diversità di disciplina". Convoco persino una riunione dei capigruppo e dei presidenti di commissione di Montecitorio, la Badessa, per mettere a verbale di aver parlato col presidente del Senato. Sei mesi dopo, però, è scoppiato il caso del Salva-Roma.