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Berlusconi conto Napolitano: avanti con l'impeachment

Giulio Bucchi
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L'appello del Quirinale a collaborare sul tema delle riforme non solo viene respinto da Silvio Berlusconi. È addirittura considerato una provocazione. Ufficialmente tace. Ma in privato è un fiume in piena. Il Cavaliere sente puzza di bruciato. «A maggior ragione adesso», dopo le parole di Giorgio Napolitano, «appare chiara la dinamica dei fatti». Fu il presidente della Repubblica «il regista» della macchinazione politico-giudiziaria che ha portato l'ex premier ad essere prima condannato con sentenza definitiva e poi espulso dal Parlamento. È stato «un colpo di Stato» e il Colle «ha avuto un ruolo in tutta questa vicenda», una parte che non è stata affatto marginale, secondo Berlusconi. Napolitano «doveva lavorare per pacificare il clima in seguito alla nascita del governo delle larghe intese e non lo ha fatto». E poteva intervenire poi, «concedendomi la grazia per l'ingiustizia che ho subìto» e, anche in questo secondo momento, «non ha alzato un dito».  E ora, il fatto che il Capo dello Stato chieda i voti di Forza Italia per fare le riforme, ad Arcore, suona come la beffa definitiva. Tanto che Berlusconi, impegnato nei festaggiamenti per il primo anno del cane Dudù, risponde con un moto di stizza: «Le riforme? Tempo scaduto». Piuttosto nei prossimi giorni «valuteremo se sostenere la richiesta di impeachment presentata dai grillini». Secondo il Cavaliere i presupposti per messa in stato d'accusa del Capo dello Stato ci sono tutti, proprio perché, a suo avviso, sarebbe stato il regista di un «colpo di mano» per «escludere il leader dell'opposizione dalla vita politica». E questo non è il solo punto di convergenza tra Forza Italia e Movimento 5 Stelle. L'altro tema è la legge elettorale: potrebbe crearsi un asse con i grillini, ma anche con il Pd, per un ritorno al Mattarellum e il voto anticipato alla primavera 2014. Ma il vero obiettivo è un'alleanza Forza Italia-Cinque Stelle  alle elezioni in nome del comune euroscetticismo. Obiettivo al momento irrealizzabile per la pregiudiziale antiberlusconiana dei grillini. Ostacolo che tuttavia Silvio considera sormontabile buttando nella mischia un leader nuovo ed estraneo ai partiti: «Questo è  l'unico schema  con cui avremmo la certezza di battere Renzi». Nel frattempo Berlusconi tiene dritte le antenne su ciò che, in termini di movimentismo, produce il disagio sociale. Non a caso l'ultimo sondaggio di Euromedia Research, diffuso dal Mattinale, registrava le prime dichiarazioni di voto esplicite per il “partito dei forconi”. Movimento che Silvio intende intercettare e cavalcare.    Intanto Forza Italia si scatena all'assalto del Quirinale: Napolitano «non è più  un arbitro imparziale», il suo «non è più un ruolo di garanzia». Gregorio Fontana e gli altri esponenti azzurri presenti al Quirinale per la tradizionale cerimonia di scambio degli auguri con le alte cariche, avrebbero abbandonato il Colle all'istante. Non l'hanno fatto solo per rispetto dell'istituzione. Ma poi ci vanno giù pesante. Sandro Bondi auspica «un nuovo Parlamento che nomini il nuovo Presidente della Repubblica che realmente rappresenti gli italiani». Renato Brunetta accusa il Quirinale di essere «contro la Costituzione». di Salvatore Dama

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