Micromega: "La rivoluzione arancione è finita". I sindaci rossi hanno rotto pure i radicalchic
Eletti in pompa magna nel 2011, i primi cittadini di Napoli, Milano, Genova e Parma hanno deluso. Pure l'intellighenzia di sinistra
La "rivoluzione arancione", quell'onda di voti che nel 2011 ha premiato candidati sindaci più che progressisti in quattro grandi città italiane, appartiene al passato. E se lo scrive MicroMega, rivista di geopolitica cult per la sinistra radical chic che più non si può, allora è proprio vero. Nel numero in edicola del mensile diretto da Paolo Flores D'Arcais si recita il requiem di Giuliano Pisapia, di Luigi De Magistris, di Federico Pizzarotti e di Marco Doria, i primi cittadini scassatori e rivoluzionari, uniti nel vincolo di non essere candidati del Pd e per questo interpreti dello scontento del popolo di sinistra verso gli apparati democratici. Ecco, l'epitaffio di Micromega è proprio questo: dell'entusiasmo dei loro esordi, a quasi tre anni di distanza, non rimane niente. L'analisi - Sono impietosi i reporter di Micromega. Il sindaco di Milano, Pisapia, ha il demerito di essersi chiuso in Palazzo Marino, di aver ristretto i rapporti coi cittadini, di aver accettato la continuità con le precedenti amministrazoni e di fasri sentire troppo con le tasse. Ed è quello che se la cava meglio. Per "Giggino 'a manetta", l'uomo forte di Napoli, non c'è speranza: disorganizzazione, scandaletti familiari, democrazia partecipativa messa subito in soffitta, protagonismo sui social fine a se stesso. Il grillino di Parma, invece, s'è bruciato su inceneritore e servizi, mentre al genovese Doria, banalmente, "manca una visione globale". La rivoluzione arancione, insomma, è proprio finita.