M5s, voci sulla scissione: i grillini smentiscono, il "Messaggero" conferma. Ecco tutti i nomi in gioco
E ora anche i Cinquestelle si scindono. Per osmosi. Forse. Le cronache parlamentari riportano la notizia di una suggestione che attraversa i grillini. Cioè, fare come Matteo Renzi, che ha lasciato il Pd per farsi Italia Viva, un partito tutto suo. Ci sarebbe una pattuglia di deputati 5s tentati da questo percorso. Ne scrive il Messaggero, in un resoconto in cui si elencano anche i nomi degli scissionisti. È un fritto misto: ci sono un po' di ex ministri trombati, dirigenti delusi perché esclusi dalle nomine, esponenti dell' area vicina al presidente della Camera Roberto Fico, che in realtà dovrebbero essere felici per l'accordo con i dem, partito a loro ideologicamente più affine della Lega. E invece no. Leggi anche: Luigi Di Maio si inventa una poltrona per Di Battista L'articolo, firmato da Mario Ajello, cronista parlamentare sempre ben informato, tira in ballo, tra gli altri, Barbara Lezzi, Carla Ruocco, Nicola Morra, Massimo Misiti, Giuseppe Brescia, Luigi Gallo, Mattia Fantinati, addirittura il capogruppo 5s a Montecitorio Francesco D'Uva. L' intenzione sarebbe quella di costituire una quarta gamba della maggioranza, uguale e contraria a quella renziana. Per tenerlo a bada. Però c' è anche una motivazione interna. L' onnipotenza di Luigi Di Maio non è più tollerata da molti e questa non è una notizia. Allora il dissenso diffuso potrebbe incanalarsi e prendere la forma di un Movimento bis, con l' obiettivo di ritrovare lo spirito scamiciato delle origini. L'articolo del quotidiano romano comunque fa impazzire i grillini. Alle sette del mattino, quando i quotidiani ancora odorano di inchiostro, già mandano la smentita: «È clamorosamente inventato il retroscena pubblicato sul Messaggero. Una totale invenzione del giornalista che ipotizza una scissione nel gruppo parlamentare M5S con tanto di elenco di nostri portavoce che vorrebbero lasciare il Movimento. Ancora una volta ci ritroviamo a dover smentire una fake news che mira a disinformare i cittadini e screditare il MoVimento». Il Messaggero conferma la notizia. L'articolo, fa sapere il quotidiano romano, «è frutto di una verifica con più fonti, anche le più qualificate, del Movimento stesso». Ma questo non frena la veemenza grillina: «Abbiamo capito che dopo i renziani e i Thegiornalisti la scissione va di moda, ma in questo caso è una notizia totalmente infondata». Così scrive il Blog delle Stelle. Cosa c'è di vero? Sicuramente il malessere nel Movimento è un fatto. La sete di vendetta verso Matteo Salvini, la fretta di togliergli il ministero dell' Interno, ha spinto i grillini a sottovalutare l'impatto negativo che un'alleanza con il Pd poteva avere sul proprio elettorato. Ma anche sui quadri locali. In Umbria, per esempio, è in corso una rivolta interna contro l'ipotesi di un patto civico per correre insieme ai dem alle Regionali. Oggi l'ultima parola toccherà a Rousseau. A placare gli animi non aiutano le uscite di Alessandro Di Battista. Che si mette alla testa dell'ala anti-Pd, dicendo che lui, l'accordo giallorosso, non l'avrebbe mai fatto. «Non vi fidate del Pd derenzizzato, Renzi ci ha lasciato dentro decine di pali, non è affatto andato via». Ma per l'ex deputato M5s bisognerà stare attenti anche alle «smielate parole» di Dario Franceschini. E ai veri propositi dei dem, come sulle concessioni autostradali. «Ho sempre reputato il Pd il partito del sistema per eccellenza, quindi il più pericoloso». Però, conclude, «non voglio destabilizzare nulla e nessuno». Figurarsi se voleva picconare . Le parole di Di Battista fanno proseliti. Il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento, Gianluca Castaldi, concorda: «Farei un post identico, cambiando solo l' ultimo passaggio: io da dentro farò le mie battaglie». Anche Nicola Morra, presidente dell' Antimafia, applaude: «Concordo, siamo al governo con il partito più ipocrita della storia d' Italia» ma, ricorda a Dibba, «abbiamo deciso di sporcarci le mani e ce le siamo già sporcate con la Lega». Il Pd si offende: «Consiglierei al premier Conte e al ministro di Maio di tenere a bada i deliri di Di Battista», ammonisce Andrea Marcucci. di Salvatore Dama