Zingaretti e Casaleggio, la telefonata che ha cambiato tutto. Sondaggi e poltrone, così hanno fregato Salvini
Il momento di svolta nella crisi arriva a Ferragosto. Nicola Zingaretti, dopo aver assicurato a Matteo Salvini nei giorni precedenti di voler tornare al voto, telefona a Davide Casaleggio. Secondo Repubblica, è qui che Pd e M5s decidono di provarci e di fatto nasce il "governo dell'inciucio" o "governo di Bibbiano", come oggi lo chiama il leader della Lega rimasto spiazzato dalla clamorosa giravolta dei democratici. Leggi anche: "Se restano, si torna al voto per forza". Cosa sa Cacciari sull'inciucio Pd-M5s Non ci sono molti dettagli sul colloquio, spiega Repubblica. "Il nuovo esecutivo, se nasce, non deve umiliare Luigi Di Maio", è la richiesta di Casaleggio. "Io sicuramente non entrerò nel governo", ribatte Zingaretti. Il segretario Pd e il patron della Casaleggio Associati (figlio del fondatore del M5s Gianroberto e, di fatto, controllore politico del Movimento) hanno dato disponibilità reciproca alla trattativa. È un salto decisivo, che probabilmente spiega anche i toni durissimi di Giuseppe Conte che in Senato hanno chiuso a ogni possibilità di riconciliazione tra Salvini e Di Maio. Una accelerazione mostruosa spiegabile con un semplice dato. Nei sondaggi più pessimisti, i 5 Stelle sono dati addirittura intorno al 7%. Praticamente, un partito morto. Da qui non solo la preferenza per un governo alternativo, ma la pura necessità i tenere in vita la legislatura per tenere in vita se stessi. Il Pd in questo senso è spaccato in due: c'è chi come Zingaretti preferirebbe il voto per ridisegnare a propria immagine i gruppi parlamentari e chi, come Matteo Renzi, vorrebbe il governo a ogni costo per averne diritto di vita o di morte (controllando oggi quegli stessi gruppi parlamentari) e guadagnare al tempo stesso qualche mese per organizzare la scalata al Pd o eventualmente un proprio partito.