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Elezioni Europee, l'appello di Paolo Becchi: "Cosa c'è in gioco oggi", perché votare sovranista
Quale sia il senso profondo delle elezioni che si svolgono domenica nei Paesi che fanno parte dell' Unione europea? Quali sono le posizioni fondamentali che si fronteggiano? In termini filosofici si potrebbe dire che si tratta della contrapposizione tra Kant, quale erede di un certo illuminismo giuridico, e Hegel, che per primo (insieme a Fichte) nella storia del pensiero occidentale, ha posto il problema della questione "nazionale". Cosmopolitismo contro Volksgeist ("spirito del popolo"). Detto nei termini attuali il conflitto è tra euroglobalisti da una parte e sovranisti dall' altra. E cosa vuol dire oggi contrastare l' euroglobalismo? Non significa nient' altro che recuperare l' idea di popolo e di Stato nazionale. Contro i sovranisti se ne sono dette, e se ne continua a dire di tutti i colori: razzisti, xenofobi, nazionalisti, fascisti e ovviamente antieuropeisti. Ma è proprio vero che i sovranisti siano antieuropeisti? Leggi anche: Paolo Becchi: le 10 giravolte elettorali di Di Maio Cominciamo col ricordare una cosa. L' idea politica di Europa si concretizza nel secondo dopoguerra con i Trattati di Roma sottoscritti 1957 dai sei Paesi fondatori, quell' idea prende le mosse non - come spesso si sente dire - dal Manifesto di Ventotene del 1942 (schierato contro gli Stati nazionali per realizzare gli Stati Uniti d' Europa), ma proprio dagli Stati nazionali e non voleva prescindere da essi. "Trattati" al plurale perché allora venivano istituite tre diverse comunità con obiettivi comuni ben definiti: la Comunità economica europea, la Comunità economica dell' energia atomica e la Comunità del carbone dell' acciaio già sottoscritta nel 1951 con il Trattato di Parigi. Gli Stati mantenevano le loro monete e la loro sovranità. Insomma, l'Europa nasce su una base confederale ed è solo con il Trattato di Maastricht degli inizi degli anni Novanta che si pretende di iniziare un cammino diverso, quello della globalizzazione. Solo da lì comincia quel percorso che ci ha portato nel vicolo cieco in cui ora ci troviamo: eccesso di potere della finanza e deficit di democrazia, élites da una parte e popoli dall' altra. LE CRITICHE Chi oggi critica l' Unione non è affatto "antieuropeista", non mira alla chiusura nazionalista. La critica perché ritiene che questa costruzione stia disintegrando gli Stati nazionali europei e finirà per disintegrare anche i valori su cui l' Europa politica stessa si fonda. E non sono i valori di pace, libertà, dignità: questi sono valori universali. Valori importanti, ma che non sono sufficienti a definire cosa lega tra loro i popoli del Vecchio Continente nell' epoca moderna. Ciò che li lega insieme è quell' idea di "statualità" e di sovranità nazionale che contraddistingue l' Europa politica moderna. Beninteso, questo non vuol dire essere contro i "diritti umani", semmai vuol dire che la democrazia ha a fare anzitutto col "demos", e non può quindi limitarsi ad essi. Democrazia significa che lo Stato ha dei doveri anzitutto verso i suoi cittadini, e pertanto è una illusione, in ultima istanza "neoliberale", quella di ritenere ormai inutili gli Stati. Al posto dell'"Europa degli Stati" l' Europa dei mercati che si autoregolano, ovviamente rispettando i diritti umani: la foglia di fico per nascondere le vergogne dell' euroglobalismo. L' Unione ha ridotto alcuni popoli europei alla miseria per salvare una moneta, l' euro, e ha trasformato Stati sovrani in Stati debitori e Stati creditori. Ma proprio in questi giorni non possiamo dimenticare che l' Europa inizialmente si fondava su Stati liberi e sovrani che dopo il secondo dopoguerra avevano deciso di collaborare tra loro, realizzando così pace e benessere, senza per questo perdere la loro sovranità. DECISIONI IMPORTANTI Non si tratta, quindi, di schierarsi "contro l' Europa". Si tratta, piuttosto, di scegliere tra un' Unione europea senza cittadini, senza nazioni, e a causa di una immigrazione incontrollata alla fine anche senza europei, ed un' Europa di popoli, di nazioni, di radici identitarie e di identità nella differenza. Si tratta di rendersi conto che senza confini, senza popoli, senza "nazioni", semplicemente non esiste alcuna Europa. Se vogliamo oggi ricostruire un' idea di Europa, dobbiamo dunque ripartire dai popoli che la compongono, dalle loro tradizioni culturali, religiose, politiche. Ogni popolo europeo ha il suo "Geist", il suo spirito, la sua storia, i suoi eroi e le sue tragedie che contribuiscono a formare la sua identità: l' Unione europea ha preteso di sterilizzare quelle storie in nome di pretesi nuovi "valori globali" - il mercato, l' euro, il migrante - che in realtà sono solo feticci a cui sono stati sacrificate le identità dei popoli. Non esiste e non esisterà mai un popolo europeo, esiste una Europa di popoli diversi con lingue e culture diverse ma con radici e valori comuni. Per questo al Super Stato europeo che vuole cancellare i popoli possiamo solo replicare con una molteplicità di Stati nazionali che riconoscano le autonomie locali e che siano anche disposti a confederarsi sulla base del principio "stare con chi ci vuole e stare con chi si vuole". Per questa ragione la prima cosa che dovrebbe essere posta al centro dell' attenzione nel nostro Paese è il recupero della sovranità nazionale. "Portare più Italia in Europa" significa come prima cosa liberarci dalla sottomissione ai vincoli europei introdotti nel 2001. L' Italia deve tornare ad essere uno Stato libero non sottomesso a nessuno, ma disponibile in condizioni di parità a limitare la propria sovranità nell' interesse comune. Unirsi su alcune cose in un grande spazio europeo lasciando tutto il resto alle sovranità dei singoli popoli. Un' altra Europa è possibile, per questo il voto di oggi è importante. di Paolo Becchi