Lorenzo Fontana, la profezia a Libero: "Così potremo avere un leghista a capo dell'Ue"
«Se prendiamo un voto in più, governiamo l' Europa; e mi piacerebbe che il prossimo presidente della Commissione Ue fosse un italiano, d' altronde la Lega è il primo tra i partiti identitari della Ue e quello al quale gli altri guardano come punto di riferimento». L' onorevole Lorenzo Fontana si divide tra Roma, dove fa il ministro delle Politiche per la Famiglia, e Bruxelles, dove è stato per nove anni europarlamentare e torna di continuo per costruire per conto di Salvini la famiglia sovranista: «Obiettivo, costruire una coalizione la più ampia possibile di partiti identitari per avere una forza d' urto tale da creare una nuova maggioranza che spezzi l' attuale sistema consociativo tra Ppe e Pse». Fontana è l' uomo incaricato, anche se non ufficialmente, di preparare la campagna elettorale per le prossime Europee, mai così importanti in Italia prima, sulle quali Salvini si sta giocando la partita del futuro. «Se riusciamo a prendere abbastanza voti da essere l' ago della bilancia» spiega «possiamo davvero avviare una stagione di riforme che cambi l' Unione, magari alleandoci con il Ppe di Weber, che si è dimostrato aperto alle nostre istanze». Leggi anche: Farina, sui disabili Martina si accanisce contro il governo: peccato fosse il suo Juncker e compagni dicono che volete distruggere la Ue, è vero? «Al contrario, noi sovranisti siamo l' unica possibilità che ha l' Unione Europea di salvarsi. D' altronde, il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti, perfino a Bruxelles lo ammettono: gli Stati sono stati incapaci di darsi una politica e una direzione comuni, hanno prevalso i singoli interessi». Ma se le forze che spingevano per l' integrazione e il centralismo non sono riuscite a fare l' Europa, come potete farcela voi, che volete restituire poteri agli Stati? «L' Europa ha fallito perché è sbagliato il modello: la Ue non può essere governata dall' alto con regole rigide che tendono a uniformare realtà diverse, senza riguardo per le differenze economiche, sociali e culturali dei vari Paesi. Noi possiamo salvarla perché vogliamo governarla dal basso, lasciando spazio ai popoli, con rispetto delle differenze». Le differenze economiche e culturali però diventano presto interessi diversi, come pensa di farli convivere? «Bisogna governare insieme i grandi temi, come l' immigrazione, la difesa, l' attività della Banca Centrale, l' impatto della globalizzazione sulle persone, e collaborare solo sulle leggi fondamentali. Ma non si possono normare dall' alto le singole economie, che vanno lasciate libere. Fissare paletti favorisce alcuni e danneggia altri. L' Europa ha fallito la risposta alla crisi perché ha imposto regole uniche per mercati diversi, così non è riuscita a gestire né il libero mercato né la globalizzazione, favorendo le grandi aziende, che avevano la forza di trasferire la residenza fiscale o la produzione». Volete uscire dall' euro? «No, sappiamo che al momento abbandonare la moneta unica creerebbe più problemi che vantaggi. Però vogliamo trasformare il ruolo della Bce: o diventa prestatore di ultima istanza per i Paesi in difficoltà e svolge un ruolo riequilibratore dell' economia, o altrimenti cosa ci sta a fare? Anche i parametri di Maastricht vanno cambiati, risalgono al '92 e sono quelli a cui dobbiamo anni di austerità e decrescita, come pure il trattato del Fiscal Compact, che impone agli Stati di portare il rapporto debito/Pil al 60%, una quota che l' Italia non ha mai avuto dal suo ingresso nella Ue». I vertici di Bruxelles sostengono che se vincete voi l' Europa torna agli anni Trenta «Veramente a me sembra che l' Europa agli anni Trenta la stiano portando loro. Hitler diceva "un popolo, un capo, un Reich": oggi l' Europa è divisa tra globalisti, che vogliono omologare tutto perché tutti diventino numeri, anche se non da tatuare sul polso, e identitari, che come noi amano le diversità e vogliono preservarle. Se la Ue è sull' orlo del fallimento è perché, come l' Urss, cerca di imporre dall' alto una convergenza tra diversi Stati. Noi leghisti siamo più europeisti di Juncker e soci: loro vedono la Ue come una sovrastruttura e immaginano il super Stato, noi crediamo che essa debba partire dai popoli». L' argomento a favore della Ue è che ha garantito 70 anni di pace «A parte che in Europa conflitti ci sono stati e ci sono ancora, io credo che se non riformeremo la Ue rapidamente, finché siamo in tempo, rischiamo settant' anni di guerra. Noi siamo l' unica possibilità di sopravvivenza dell' Unione, lo dimostra il fatto che la sola via che il potere di Bruxelles sta perseguendo per frenarci è l' insulto, segno che sono incapaci di fare una controproposta politica. I sovranisti non sono un fenomeno italiano, esistono in tutto il Continente e, da anni, sono il segnale che i cittadini non sono contenti di chi li governa: un politico capace, anziché criminalizzare i partiti che gli sfilano elettori si sforzerebbe di rispondere al malcontento dei cittadini con un programma che vada incontro alle loro esigenze. Se sono unionisti, perché non propongono più Unione, tipo bilancio o politica fiscale comuni?». Forse perché sognano di andare avanti così e non vogliono una vera Unione? «Mi consolerebbe se fosse solo per questo, ma in realtà a mio avviso il problema è più complesso. La Ue è incapace di reagire all' attacco sovranista perché ha costruito un sistema elefantiaco difficile da modificare e da far funzionare. Hanno costruito un sistema in cui per agire tutti devono essere d' accordo, con il risultato che si è creata un' anarchia che nessuno riesce più a governare e dove prevale la legge del più forte». L' ex commissario Ue Prodi dice che l' Europa è morta quando ha rinunciato al progetto politico, nel 2005, allorché i francesi votarono contro l' idea di una Costituzione comune: condivide l' analisi? «La rinuncia dell' Europa ai valori giudaico-cristiani in nome del multiculturalismo le ha dato una mazzata socioculturale, così come Maastricht e le regole sull' austerità gliel' hanno data economica. Ma in realtà i francesi hanno bocciato la Costituzione comune perché ogni popolo europeo è orgoglioso della propria identità». Cosa pensa dell' offensiva che da Bruxelles si sta abbattendo sull' Italia per la manovra? «Sull' Italia ci sono particolari tensioni e attenzioni perché siamo il primo esperimento di governo sovranista in un Paese fondatore: siamo l' epicentro del cambiamento, che da sempre genera un naturale allarme, perché si sa che i mercati prediligono la stabilità. Sono convinto però che quando, già a partire da questa settimana, il governo illustrerà la finanziaria in Europa, gli altri Stati e i mercati capiranno che l' aumento del deficit non è una manovra fatta per distribuire mance a caso e vincere le elezioni di maggio ma che ha alla base un piano di crescita». Non crede di essere troppo ottimista, ministro? «L' opposizione non riesce a incidere e lì c' è chi spera in un attacco dei mercati, non avendo altri mezzi per tornare al potere. Quella della manovra senza paracadute e dell' Italia alla canna del gas è una narrativa, o meglio uno storytelling, come lo chiamano loro, strumentale a sovvertire il governo in Italia e a non perdere potere in Europa, ma le critiche hanno poco fondamento. Chi ci accusa di aumentare il deficit non ha fatto che portare il debito alle stelle in questi anni e chi critica la manovra è responsabile dell' austerità che ha peggiorato la qualità di vita degli italiani. Ci siamo impoveriti per far contenta la Ue». Salvini è attaccato per i toni forti usati verso l' Europa: non crede anche lei che siano controproducenti, in fondo dobbiamo dialogarci? «Una delle critiche maggiori che tutti fanno ai governi precedenti è di non essersi fatti rispettare in Europa. Io sono convinto che le difficoltà e le critiche aumentino se un Paese non ha consapevolezza di sé. I nostri predecessori si sono sempre presentati a Bruxelles con la testa bassa, ed ecco dove siamo finiti. I toni di questo governo non sono sbagliati, farsi rispettare non fa mai male». di Pietro Senaldi