Richiesta di reintegro contro ricorso avverso all'assoluzione. La battaglia tra Augusto Minzolini, senatore Pdl ed ex direttore del Tg1, e la Rai continua a suon di carte bollate. I rappresentanti legali di viale Mazzini, che si è costituita parte civile nel processo per peculato a carico del giornalista e parlamentare, hanno presentato ricorso contro la sentenza di primo grado che lo scorso febbraio ha assolto Minzolini. Proprio per avvalorare l'ipotesi dell'utilizzo improprio della carta di credito aziendale da parte di Minzolini (in carica tra il 2009 e il 2011), la Rai ha prodotto un'analisi delle spese sostenute dall'ex direttore. Buona forchetta - Minzolini "ha speso per ragioni di rappresentanza 68mila e 400 euro - si legge nel documento prodotto dai legali Rai - (da luglio 2009 a settembre 2010), più 6mila euro e 200 (da settembre a novembre 2010), di cui 65.547 euro non giustificati, oltre a 18mila euro (per spese di rappresentanza a rimborso), per un totale di 92mila euro". Viale Mazzini alza, quindi, il tetto delle spese da porre sotto le lenti dei giudici, rispetto ai 65mila euro oggetto del primo grado di giudizio. Le sorprese vengono dall'analisi degli esborsi addebbitati da Minzolini alla Rai. L'ex direttore frequentava ristoranti di lusso "con frequenza quotidiana a indicare la normale esigenza di vita - si legge nel documento - (e non incontri saltuari per ragioni di rappresentanza)". Al suo tavolo sono state servite 23 volte ostriche; i pasti sono stati annaffiati da vini pregiati (spesa per bottiglia intorno ai 100 euro) e 16 volte da champagne; in 28 occasioni ha consumato aragoste, astice, granchio o altri crostacei; la frequenza di pietanze a base di pesce è molto alta. Il conto finale è stato per 31 volte superiore ai 300 euro, 8 volte suoperiore ai 400 euro e, in una sola occasione, pari a 630 euro. Minzolini, sostengono i legali Rai, usava la carta di credito aziendale più spesso per la cena che per pranzo, spesso in compagnia e in 9 occasioni con almeno 4 commensali.