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Santanché, Travaglio e Serra contro il Pd: "Ipocriti, vi arrampicate sugli specchi"

Sebastiano Solano
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Gli equilibrismi politici del Pd per non votare Daniela Santanché alla vice presidenza della Camera sono davvero notevoli. Se ne sono accorti persino Michele Serra e Marco Travaglio, giornalisti non certo tacciabili di berlusconismo e che anzi, sulla lotta al Cav hanno scritto fiumi di articoli e paginate di libri, costruendoci su una carriera.  La vicenda - La storia è questa: Daniela Santanché è la candidata del Pdl alla vice presidenza alla Camera ma il Pd non la vuole votare, a dispetto di una prassi, consolidata da tempo, che vuole che i partiti scelgano un proprio candidato e lo facciano eleggere. Piaccia o meno, così è sempre stato. Spiega Serra su Repubblica: "Il Pdl ha tutto il diritto di nominarla, e il Pd, per non votarla, è costretto ad arrampicarsi sugli specchi".  Sponsor inattesi - Poi rievoca le scene, spettrali, consumatesi nei giorni dell'elezione del presidente della Repubblica: "Non è la prima volta che il Pd è costretto a contorsioni dolorosissime per tenere insieme ciò che insieme non può stare: la fedeltà a un'alleanza politica che gli assegna - oltre tutto - la carica di primo ministro, e l'esigenza di non disgustare troppo i propri elettori". Ancora più dura la presa di posizione di Marco Travaglio, che sul fatto scrive: "C'è qualcosa di stonato, stridente e ipocrita nel fuoco di sbarramento che s'è levato dal Pd sul suo nome (della Santanché, ndr) per una carica che nessuno, prima d'ora, si era sognato di calcolare". Il Pd scrive Travaglio "governa con ministri come Lupi e Quagliariello per non parlare dei sottosegretari.  Ha varato il Comitato dei 40 per riscrivere la Costituzione con lui. Non dice una parola sulla condanna per frode fiscale, prostituzione minorile, concussione  e rivelazione di segreto (contro Fassino) né sulla compravendita di sentatori (contro Prodi)". Travaglo poi sottolinea come il Pd non abbia avuto problemi a votare presidenti di commissione Cicchitto e Formigoni, come non abbia mosso un dito quando Grasso "ha nominato il senatore D'Alì, imputato per mafia, rappresentante dell'Italia in Europa". E, conclude Travaglio, ora ha qualche problemin con la Santanchè. Ma ci faccia il piacere".   

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