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Quagliariello: la Convenzione? Non è detto che si farà

Il ministro delle Riforme: l'agenda delle riforme in 15 giorni. I veti su Berlusconi utili a chi vuol soffocare il governo

Lucia Esposito
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“La Convenzione è un buono strumento ma non è detto che ci sarà”, il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, intervistato da Stampa e Repubblica spiega che si sta occupando di verificare se “lo strumento preferibile, la Convenzione, rientra nella cornice costituzione”. La Convenzione, che '' dovrà comunque garantire la centralità del Parlamento'', ha dei vantaggi. ''Può permettere di stringere i tempi; di tenere l'esame delle proposte al riparo dalle tensioni politiche quotidiane; di coinvolgere espressioni autorevoli della società civile'', osserva Quagliariello. ''Ciò  detto, il primo interrogativo cui rispondere è , appunto, se la Convenzione può mantenere queste promesse. Se ci sono ostacoli anche giuridici alla sua nascita''.   Nodo presidenza Sulla presidenza della Convenzione, ''il Pd non può  giudicare inadatta la nostra parte politica a esprimere il presidente quando ha già  i vertici di Camera e Senato'', chiosa il ministro. Quanto all'obiezione tecnica di Rodotà sulla presenza di personalità non elette, ''merita una risposta seria e non ideologica''. Passando alle altre riforme, lo ''scandenzario'' che ''consenta ai cittadini di verificare passo dopo passo il percorso compiuto e quello da compiere'' sara' pronto ''tra 10-15 giorni'', annuncia Quagliariello Il ministro invita alla cautela sulla legge elettorale, che "va cambiata" ma "se abbiamo l'ambizione di riformare le istituzioni i due temi devono essere connessi. Separarli per anticipare la riforma elettorale significherebbe non credere che questo governo possa avere respiro". Quanto alla Convenzione. Quagliariello ricorda che deve essere considerata "uno strumento, non il fine" e dovremo individuarne l'ampiezza e la composizione, le materie e i tempi". Alla domanda sul carattere divisivo della candidatura alla presidenza di Silvio Berlusconi, il ministro ritiene che "porre veti sia sbagliato". "Soprattutto -sottolinea- da parte di chi ha gia' ottenuto la presidenza della Camera, del Senato, del Consiglio". 

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