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L'altra "torta" dei partitiI soldi dei privati alla politica

A luglio la prima tranche dei 91 milioni di rimborsi elettorali. Ma le forze politiche hanno anche un altro tesoretto da 40 milioni

Matteo Legnani
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I partiti, dopo le fatiche della campagna elettorale, passano all'incasso. A luglio, infatti, sarà versata nelle loro casse la prima tranche dei 91 milioni di euro dovuti come rimborsi per le spese elettorali e per i finanziamenti ai gruppi. Ma la "torta" non finisce lì. Ai contributi pubblici si aggiungono infatti quelli privati, cioè devoluti alle forze politiche dai singoli cittadini o dalle aziende, e che devono essere dichiarati se superiori ai 4.999 euro. Il lungo elenco di donatori compare su Il fatto quotidiano, diviso partito per partito. E non conta i contributi dovuti ai partiti dagli iscritti in base agli statuti: come i 9.600 euro che deputati e senatori devono versare ogni anno nelle casse del Pdl e circa il doppio che sono chiamati a devolvere i parlamentari democratici. Scelta civica - Il partito del prof Mario Monti ha raccolto, in vista delle ultime elezioni politiche, circa due milioni di euro di contributi privati. Tra i "donatori" spicca Ilaria Borletti Dell'Acqua coniugata Buitoni, esponente dell'alta borghesia milanese, ha versato la bellezza di 710.000 euro. Una generosità che Monti non è riuscito a "ripagare", non riuscendo a spingere madam Buitoni a Palazzo Chigi (ma forse la sciura verrà ripescata come sottosegretario). Alberto Bombassei, presidente del gruppo Brembo e nel cda di aziende come Pirelli, Italcementi e Atlantia, ha accompagnato la sua "salita" in politica col Prof con una donazione da 100mila euro. Ben "investiti", visto l'ingresso alla Camera dei Deputati. Per l'esordio romano, Lorenzo Dellai - che viene dai laboratori di Italia Futura di Montezemolo - non ha badato ha spese e ha versato 72.000 euro in due rate. La famiglia Merloni ha partecipato con 150.000, così l'erede Maria Paola, ex democratica, ritorna in Parlamento. Luca Cordero di Montezemolo ha avuto uno sguardo lungo, non ha svuotato le casse di Italia Futura per un esperimento risultato poi fallimentare: l'associazione di LCdM non ha superato i 100.000 euro. Centro democratico - Il partito di Bruno Tabacci, che con qualche migliaio di voti ha consentito al Pd di ottenere il premio di maggioranza a Montecitorio, ha ricevuto 30.000 euro dalla Isvafim dell'imprenditore Alfredo Romeo (Isvafim)  e 50.000 dal candidato (bocciato) Nicola Benedetto, 50.000. Pdl - La notizia è che Silvio Berlusconi non ha sganciato un euro per il partito. Tra gli iscritti che hanno "sforato" la quota di 9.600 euro prevista dallo statuto azzurro, si segnala con un contributo di 57.400 euro il fido Paolo Bonaiuti e 35.000 da Sandro Bondi. Per l'ascesa in politica, l'imprenditore Bernabò Bocca ha sostenuto il partito che l'ha accolto con 25.000 euro. L'avvocato Niccolò Ghedini ha staccato un assegno da 35.000 euro. I quasi 35.000 euro di Marco Milanese nulla hanno potuto: il Cavaliere non l'ha ricandidato. Pd - Tra i finanziatori democratici spicca il nome di Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada, che credeva di poter spingere Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi con 100.000 euro. Particolarmente ricche le donazioni ricevute da Nicola Latorre: 225mila euro. Lega - Roberto Maroni ci ha messo di suo 29.000 euro, abbondantemente ripagati dai 450.000 che il partito ha messo a sua disposizione per la scalata al Pirellone. Tra i versamenti si fanno notare i 71.000 euro di Roberto Calderoli. E anche i 15.000 di Carbotermo spa, la società che gestisce gli impianti di riscaldamento al Pirellone, sede della Regione Lombardia di cui Bobo è presidente da un paio di mesi. Udc - Da sempre il partito di Pier Ferdinando Casini può contare sui capitali del suocero Caltagirone. Ma ai centristi sono arrivati imponenti contributi anche dal distributore Sidam srl (200.000 euro) e del costruttore Donati (100.000). Per tanti che hanno incassato, ci sono quelli a cui la corsa elettorale è costata salata: al banchiere Gianpiero Samorì, per settimane descritto come l'erede di Berlusconi, la campagna del Moderati italiani in rivoluzione (piccolo satellite nella galassia del centrodestra) è costata la bellezza di 500.000 euro, versati dalla capogruppo degli affari di Samorì Modena Capitale per un misero 0,2% di preferenze. L'eclettico avvocato e scrittore Alfonso Luigi Marra, noto per le sue campagne contro il signoraggio bancario, ha pagato 140.000 euro per il Partito di Azione per lo Sviluppo.

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