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Letta, lotta alla Casta: "Niente stipendio ai ministri, stop al finanziamento ai partiti"

Il premier annuncia la stratta sui costi della politica. E il Movimento 5 Stelle, per un attimo, si scongela

Giulio Bucchi
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Non solo Europa, Imu e Iva. Un capitolo importante del programma di governo proposto dal premier Enrico Letta a Montecitorio, per ottenere la fiducia della Camera, saranno i tagli ai costi della politica già messi in cantiere un anno fa e mai applicati fino in fondo. Lotta alla Casta, dunque, con misure strutturali e interventi "spettacolari". Per esempio, il taglio delle province. E ancora, nell'agenda dell'esecutivo c'è l'abolizione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti e l'introduzione di misure di controllo dei finanziamento ai gruppi. Quanto ai ministri, quelli eletti in Parlamento non avranno più lo stipendio in aggiunta agli emolumenti come onorevoli. "Dobbiamo recuperare decenza, sobrietà, scrupolo, senso del dovere e la banalità della gestione del buon padre di famiglia. Ognuno deve fare la sua parte - scandisce Letta -. E' una cosa che dico al Parlamento senza che nemmeno i ministri lo sappiano ancora". La reazione dei 5 Stelle - Più di una volta l'Aula della Camera ha sottolineato l'intervento di Letta con degli applausi trasversali. Silenti sono rimasti invece gli eletti del Movimento 5 Stelle, anche se tra di loro qualcuno, a turno, non si è trattenuto quando il Presidente del Consiglio ha parlato della volontà di diminuire le tasse per le imprese, di reddito minimo, di attenzione ai disabili e alle persone non autosufficienti. Quando Letta invece parla di tagli ai costi della politica, l'applauso del M5S scatta unanime. Che si siano scongelati? 

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