Saggi, il Pdl: "Governo tra 10 giorni oppure voto subito"
E' durata poche ore la tregua tra i partiti sui 10 saggi individuati dal presidente Giorgio Napolitano per uscire dall'impasse politica. Dopo l'accoglienza soddisfatta di sabato sera, evidentemente, le segreterie hanno iniziato a ragionare sui rischi del "regime" imposto dal Quirinale. Nelle due commissioni che dovranno trovare intese per un programma comune su riforme economiche e istituzionali Pd e Pdl sono rappresentati soprattutto da Luciano Violante e Gaetano Quagliariello, mentre Scelta Civica può contare su Mario Mauro. Ma non è un problema di poltrone, in questo caso, a turbare i partiti. E così la domenica di Pasqua è stata dominata più dai falchi che dalle colombe. I dubbi del Pd - Cauto, ma piuttosto chiaro, il giudizio del Partito democratico, che per bocca di Dario Franceschini chiarisce come la scelta adottata da Napolitano sia "utile", ma "non risolutiva": "Più aiutare - ha spiegato Franceschini - ma il luogo utile a far nascere un governo è il parlamento". Certo, in largo del Nazareno rimane una questione irrisolta: la candidatura a premier del segretario Pierluigi Bersani è "congelata" o "decaduta"? Napolitano, in merito, non si è espresso anche se a depotenziare la posizione di Bersani, il grande sconfitto di queste due settimane di consultazioni, sono le stesse critiche feroci provenienti dal partito. Come può un segretario di fatto sfiduciato aspirare ancora a Palazzo Chigi? Il diktat del Pdl - Ma i più duri nei confronti del papocchio di Re Giorgio sono gli esponenti del Pdl. Fabrizio Cicchitto dà direttamente una scadenza ai saggi: "Entro 7/10 giorni dovremo avere un governo politico". Il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta, invece, si dice preoccupato per la proroga indirettamente concessa al governo Monti: "Non possiamo tenere in vita un esecutivo che non ha mai ottenuto la fiducia di questo parlamento e con un premier in carica (Mario Monti, ndr) azzoppato dalla sfortunata tornata elettorale". L'idea di Silvio Berlusconi è chiara: o governo politico, in grado di reggere 5 anni, oppure voto subito, anche se le scadenze elettorali regionali rendono praticamente impossibile il ritorno alle urne già a giugno. Le ambiguità M5S - Ambiguo l'atteggiamento di Beppe Grillo. Sul suo blog, il leader del Movimento 5 Stelle ha prima esultato parlando di "scelta migliore possibile dopo un governo a 5 Stelle", poi però ha ammonito: "Il paese ha bisogno di un parlamento funzionante, non di fantomatici negoziatori o badanti della politica". "Avrei difficoltà a sedermi con quei saggi", ha proseguito sulla stessa linea il capogruppo grillino al Senato Vito Crimi.