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Pansa: Il pericolo non è Grillo, ma un nuovo Mussolini

Pd o Pdl vinceranno per un pelo, sarà inevitabile la grande coalizione. Ma se si dovesse tornare al voto, sarebbe il caos

Giulio Bucchi
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    di Giampaolo Pansa Si avvicina il giorno del voto e nel sonno di molti leader cominciano a insinuarsi brutti fantasmi. Pierluigi Bersani teme di vedersi sfuggire una vittoria che riteneva sicura. Silvio Berlusconi ha il terrore di essere confinato in una posizione marginale. Mario Monti paventa un risultato mediocre che lo spingerebbe in un angolo. Ma tutti, anche i capi delle coalizioni che non ho citato, osservano con angoscia un possibile boom di Beppe Grillo.  Eppure non è di Grillo che si deve aver paura. Esiste un altro fantasma non ancora apparso sulla scena politica. Uno spettro che potrebbe indurci a una strizza ben più terribile. È il sosia moderno di Benito Mussolini, il leader fascista che nel 1922 mise al tappeto la democrazia parlamentare. E conquistò un potere destinato a durare per un ventennio. Se qualcuno della Casta leggerà mai questo Bestiario si metterà  a ridere. E dirà: “Questo Pansa è pazzo! Evoca un pericolo inesistente”. Ma le risate della Casta non pesano più nulla. La caste vere sono strutture forti, combattive, avvedute. Quella italiana è un grumo di impotenze, corruzione, interessi meschini. Un insieme di vergogne che può preparare il terreno a un regime autoritario.  Cominciamo da qualche dato anagrafico a proposito del vero Mussolini. Era un politico molto giovane rispetto ai matusalemme odierni. Nato nel 1883, a 29 anni dirigeva l'“Avanti” da socialista rivoluzionario. Nel novembre 1914, a 31 anni, fondò “Il Popolo d'Italia”, il giornale poi diventato la bandiera del fascismo. Nel 1919, a 36 anni, iniziò a guidare i Fasci di combattimento. Aiutato dagli errori delle sinistre durante il Biennio rosso tra il 1919 e il 1920, mandò all'assalto le squadre in camicia nera. E nell'ottobre 1922, con la marcia su Roma, conquistò il potere. Aveva appena 39 anni, compiuti in luglio.  Sento già la replica di qualche cervellone della Casta: la storia non si ripete mai. E se accade, dalla tragedia si passa alla farsa. Tuttavia non è per niente farsesco lo stato dei partiti italiani all'inizio di questo 2013. Li conosco bene. Ne scrivo da cinquant'anni e li ho studiati nella fase del trionfo, poi in quella del declino. Però non mi è mai accaduto di vederli in pezzi come oggi.   Il loro stato di salute è molto vicino al coma, l'anticamera della fine. Volete una diagnosi alla buona? Prima di tutto sono un baraccone di incapaci. Non hanno saputo prevedere la crisi globale che stava assalendo l'Italia. Certo, l'errore più grave l'ha commesso il partito di Berlusconi. Per non essere insorto quando il leader sosteneva che tutto andava per il meglio, i ristoranti erano pieni e gli aerei delle vacanze del Natale 2011 prenotati per intero.  Però non ricordo che le sinistre abbiamo davvero suonato le sirene dell'allarme per avvisare che stavano arrivando gli aerei da bombardamento della recessione. E se destra, sinistra e centro hanno accettato il governo tecnico di Monti è stato soltanto per il ferreo pressing del presidente della Repubblica. Mentre il Professore tentava di salvare il salvabile, per arrivare alla fine della legislatura senza che l'Italia tirasse le cuoia, i partiti non hanno voluto cambiare la legge elettorale. Esempio estremo di incapacità quasi criminale, per di più accompagnato da un altro guaio orrendo.  Questi nostri partiti sono troppo rissosi e non esitano a combattersi senza tregua. In una campagna elettorale non è soltanto legittimo, ma naturale. Tuttavia con l'ariaccia che tira un po' di misura sarebbe indispensabile. Invece, a una settimana dal voto, la rissa sta raggiungendo livelli grotteschi. Dominano lo strepito, l'insulto, il clima da osteria. Dei programmi non sappiamo quasi nulla. La destra di Berlusconi regala promesse inattuabili, come la restituzione dell'Imu. La sinistra di Bersani sa parlare soltanto di un'imposta patrimoniale.  La fantapolitica è l'arte più diffusa. Tutti ripetono: “Se vincerò, al primo Consiglio dei ministri farò questo, quello e quell'altro ancora”. Anche i partiti deboli si sentono dei Superman. Nelle infinite comparsate televisive, spettacoli di una stupidità indigeribile, si spacciano le bugie più grossolane. All'unico scopo di far apparire gli avversari una banda di malviventi pericolosi. Gli elettori vengono considerati una massa di ingenui, pronti a schierarsi con chi urla più forte. E non sto parlando soltanto di Grillo. Ma il grillismo ha preso piede. Si diffonde come l'erba cattiva. L'Italia è vittima di un circo dove i clown tentano di farsi passare per statisti.  Infine i partiti sono quasi tutti infettati dalla corruzione. È ridicolo il dibattito se sia arrivata, oppure no, una nuova Tangentopoli. Sta soltanto avvenendo quello che di solito accade nelle società in declino. Dove le regole non valgono più e la moralità pubblica è una ciabatta frusta da gettare. A questo punto è inutile lamentarsi che i magistrati stiano mostrando una mano sempre più dura, nelle catture e nelle condanne. Quando la casta politica decade, la casta giudiziaria prende sempre il sopravvento. È una legge naturale.  Adesso siamo alla resa dei conti. A sette giorni dal voto, nessuno sa dire quale sarà il verdetto delle urne. È svanito lo scenario iniziale che prevedeva una vittoria della sinistra e una sconfitta della destra. I due partiti leader delle coalizioni sembrano ridotti a uno scontro quasi alla pari. Se Bersani & C. vinceranno, sarà per un pelo. Se Berlusconi & C. perderanno sarà per un altro pelo. Però è possibile che il pelo aiuti il Cavaliere a conquistare un ennesimo successo.  Esiste tuttavia un dettaglio da non dimenticare. Chiunque vinca dovrà poi governare. Palazzo Chigi è diventato la prima trincea. Il 2013 sarà ancora un anno di recessione profonda. Gli umori di chi ha perso il lavoro, l'impresa o il negozio si fanno sempre più cattivi. I giovani possono riservare brutte sorprese. Infine abbondano i gruppi che vogliono lo sfascio.  Nessuna maggioranza risicata potrebbe reggere per più di qualche mese. Anche chi non ama le grandi coalizioni, dovrà arrendersi di fronte a questa faticosa realtà. Sarà inevitabile che sinistra, destra e centro trovino un accordo su un governo di salvezza nazionale. Guidato da chi? Dal leader del partito con più voti, ma con l'obbligo di respingere l'arroganza di fare da solo. Grillo tenterà di opporsi grazie a una truppa robusta di parlamentari? Ci provi  e toccherà a lui essere accolto dai forconi degli italiani senza potere.  Questa è la strada suggerita dal buonsenso. Ma potrebbe risultare impossibile da percorrere. Qualcuno già sostiene che in quel caso dovremmo ritornare al voto in autunno, sperando che emerga un partito leader. A mio parere sarebbe una follia. L'Europa ci metterebbe al bando. I mercati finanziari ci farebbero a pezzi. E il rischio di ridurci come la Grecia busserebbe con un ghigno alle nostre porte.  In un'Italia allo sfascio può spuntare davvero un nuovo Mussolini? Non lo escludo. Il disordine produce sempre un eccesso di ordine. Può imporlo chiunque. Un grande imprenditore dal pugno duro. Un militare ribelle che ama il rischio. Un politico imprevedibile. Rispetto alle cariatidi della Casta, sarà un giovane nato per comandare. Fanatico del buon governo. Capace di usare al meglio le armi letali di oggi: il web, la tivù, la piazza, il marketing. Basteranno queste, senza ricorrere alla violenza fisica. Ma la violenza apparirà comunque. E nulla vieta che sfoci in una guerra civile.  Mentre lo scrivo, faccio gli scongiuri. E mi rammento che Mussolini vinse grazie all'aiuto dei Savoia, i responsabili del suo colpo di Stato. L'autocrate di domani potrebbe avere il sostegno del Quirinale. Ma non sappiamo chi verrà dopo Giorgio Napolitano.    

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