Cav: "A due punti dal Pd"E Silvio supera Bersani
Il sondaggio Swg sul gradimento dei leader vede l'ex premier in testa, con 16 italiani su 100 che hanno fiducia in lui. Pier è a 15, Monti fermo a 13
di Salvatore Dama Silvio Berlusconi supera Pier Luigi Bersani nei sondaggi. O meglio: nell'ultima settimana decade la fiducia in Pier Luigi Bersani, che si vede passare dal Cavaliere. Ora in testa, secondo l'ultimo studio elaborato da Swg per Affaritaliani.it. Il sondaggio non riguarda il gradimento delle coalizione, dove il centrosinistra formato da Partito democratico e Sinistra ecologia e libertà ancora primeggia (però il Pdl si avvicina: «Siamo a 2,6 punti di distacco», dice l'ex premier), ma l'appeal dei singoli leader. Alla domanda «quale tra i seguenti politici ispira più fiducia», 16 italiani su 100 rispondono Silvio Berlusconi, 15 Pier Luigi Bersani (erano 18 il 24 gennaio), 15 Beppe Grillo, 13 Mario Monti, 8 Antonio Ingroia. Il decadimento di Bersani corrisponde con l'esplosione del caso Monte dei Paschi di Siena: segno che gli elettori vedono un coinvolgimento politico dei democratici nella vicenda e gliela stanno facendo pagare. Anche se Enrico Letta nega che ci sia la rimonta degli avversari e giura di avere numeri rassicuranti in mano. Il 26 per cento del campione interpellato dichiara di non aver fiducia in alcun candidato, ma il dato va riducendosi (era al 31 la scorsa settimana), indice che, con l'approssimarsi della data del voto, sempre più italiani iniziano a farsi un'idea su come votare il 24 febbraio. Tuttavia questo dato divide i sondaggisti. Per Renato Mannheimer, «l'area degli astensionisti e degli indecisi si è ridotta, dall'inizio della campagna elettorale, di almeno 10 punti, forse anche del 15%. Sia le primarie del Pd che la ridiscesa in campo di Berlusconi hanno inciso notevolmente: all'inizio le primarie hanno fatto aumentare di molto i voti al Partito democratico, che poi sono inevitabilmente diminuiti con l'entrata diretta in scena sia di Berlusconi che dello stesso Monti. Tutti e tre questi eventi politici, comunque, hanno fatto aumentare la partecipazione». Concorda Maurizio Pessato dell'Istituto Swg: «La riduzione è sensibile, se si parte dall'autunno scorso e si arriva a oggi, essendo scesa dal 45% al 30% sommando astensionisti e indecisi, entrambi accomunati dal fatto di non indicare un partito né un leader». Sono le novità delle ultime settimane ad aver svegliato l'elettore dal torpore: «I fenomeni che hanno inciso sono stati prima le mobilitazioni di Grillo sul web e le primarie del Pd, apparse anche come una risposta al lievitare dell'antipolitica. Poi la discesa nell'agone elettorale di tre figure che per motivi diversi non erano ancora entrate in campagna elettorale: Berlusconi, Monti e Ingroia». Una lettura che non convince Nicola Piepoli che, interpellato dall'AdnKronos, obietta: «Ma l'area dell'astensionismo apparentemente non si è affatto ridotta: di un terzo era e di un terzo è rimasta». Anche le posizioni in campo rimangono pressoché inalterate: «Il Pd era attorno al 30% e lo è ancora dopo le primarie che hanno incoronato Bersani. Berlusconi ha iniziato con il Pdl al 18% e adesso è poco sopra, Monti valeva il 10% e questo resta più o meno il suo valore elettorale personale».