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La vigilanza stoppa Monti: basta invadere la Rai

La Commissione approva le modifiche al regolamento sulla par condicio: no alla "tribuna finale" per il premier, perennemente sulle reti pubbliche

Giulio Bucchi
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Stop all'occupazione della Rai di Mario Monti. La commissione di Vigilanza ha approvato a larghissima maggioranza, dopo oltre 7 ore di esame degli emendamenti, la delibera sul regolamento per l'applicazione della par condicio sulle reti pubbliche. Diverse le modifiche introdotte con gli emendamenti. Tra queste la più significativa alla bozza iniziale (nata prima che Monti decidesse di scendere in campo direttamente in questa tornata elettorale) è la cancellazione del "diritto di tribuna finale" a Monti in quanto premier uscente. Inoltre  è stato meglio specificato l'ambito di intervento concesso a chi ha un ruolo istituzionale ed è contestualmente candidato. Quanto alla querelle sugli "aventi diritto" agli spazi nella fase antecedente la presentazione delle liste, si è deciso di ricalcare quanto previsto dalla delibera per le elezioni del 2008, con la divisione tra le forze presenti in Parlamento. Sono stati inoltre introdotti i confronti, a diffusione regionale su Rai3, fra candidati presidenti di regione.    Niente "Arena" con Giletti - Da quando è sceso in politica come candidato ufficiale del "Centrino" (e premier tecnico ancora in carica), Monti ha invaso le reti pubbliche approfittando anche delle modifiche al regolamento approvate dall'Agcom. In molti hanno parlato di leggi ad personam, con reazioen sdegnata del professore. Ma dopo l'ultima apparizione a Uno Mattina, con intervista bellicosa contro Berlusconi, Bersani e Vendola e battutine ironiche contro Renato Brunetta la polemica è montata nuovamente. Prima della decisione della Commissione di Vigilanza, la Rai aveva già cercato di stemperare il clima bloccando la già programmata partecipazione del premier al talk show di Massimo Giletti L'Arena su Rai1. La motivazione ufficiosa sarebbe "di opportunità" visti i richiami al rispetto del pluaralismo arrivati in questi giorni dai vertici aziendali ai direttori di reti e testate.  La protesta di Zavoli - Ha fatto rumore, per esempio, l'attacco di Sergio Zavoli, presidente della Commissione di Vigilanza, al comportamento tenuto dalle reti pubbliche. Il giornalista e dirigente ha parlato di "sgarro palese e grave" alla par condicio anche se ha poi precisato di non aver "mai fatto riferimento al presidente del Consiglio nel corso della lunga seduta odierna" della stessa Commissione". Una precisazione che "si riferisce, in particolare, ai titoli delle edizioni on-line di alcuni giornali". Resta il senso delle parole del presidente, che chiede di chiarire con la Rai "come mai i direttori di reti o di testate decidano da soli chi invitare". "Quanto più tarderemo ad approvare la delibera - ammoniva -, tanto più la Rai si sentirà messa in un angolo rispetto al rapporto con una parte dell'azienda che cade in totale ribalteria rispetto al Cda". "Perché si ricade nella trasgressione? C'è un atteggiamento recidivo, inquietante", concludeva Zavoli nel suo intervento, ricordando che ha scritto al direttore generale Rai Luigi Gubitosi (nominato proprio da Monti) raccomandogli di applicare per intanto la delibera sul regolamento sulla par condicio risalente al 2008 e l'atto d'indirizzo del 2003". 

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