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Monti: "Sono il progressista". A ore nomi e simboli delle liste: delusi Pd e Pdl al Senato

Il prof presenta su Twitter il suo "programma in 7 punti": "Laico, pluralista, né di centro né moderati"

Giulio Bucchi
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Si fida poco o nulla di Pierluigi Bersani e delle capacità innovatrici del Partito democratico. Forse è per questo, che tra il serio e il faceto, Mario Monti confida ai suoi alleati centristi: "Se penso a quello che c'è ancora da fare e come andrebbe fatto sono io che mi sento progressista". Lo ha detto nel vertice dei Centrini con Montezemolo e Casini, come a mettere in chiaro perlomeno gli appellativi: piano col parlare di Democrazia cristiana o nuova Dc... In qualche modo, una replica anticipata (quelle sono parole di tre giorni fa) alle dichiarazioni dello stesso Bersani, che ha chiesto di scegliere a Monti "da che parte stare, di fare chiarezza". Come dire: caro Pierluigi, siete voi che dovete dirmi cosa volete fare davvero, anche perché, avrebbe ancora confidato il professore a proposito dell'agenda democratica, "non ci sembra che siano stati sottoscritti, nel loro programma, grandi impegni di rigore". Il programma in 7 punti - E tanto per chiarire, via Twitter, ha aggiunto: "Non siamo un partito di centro ma un movimento civico. Destra e sinistra sono superate". Sul suo sito il professore lancia un programma in 7 punti, decisamente generico e più "filosofico" che tecnico. "Laico, pluralista, né di centro, né moderati". E ancora: "Europa", "innovazione", "superare i vecchi schemi del Novecento". Se le parole d'ordine sono queste, la Terza Repubblica montiana assomiglia tanto alle altre due. Via al toto-nomi - I tentativi di mediazione con la sinistra, però, continuano, anche se il leader Udc Pierferdinando Casini ha replicato velenosamente alle dichiarazioni di Bersani sul ruolo di Enrico Bondi. E proprio il commissario alla spending review, nominato anche responsabile della "scrematura" delle candidature e garante della "pulizia morale" dei candidati centristi sta lavorando alacremente per mettere a punto il listone, anzi le liste distinte a Camera e Senato. Tra San Silvestro e 1 gennaio saranno definiti loghi e simboli. Poche regole, chiare: alla Camera (dove Udc, Fli e Lista Monti saranno divise) il professore non vorrà alcun politico di professione. Chi lo vorrà seguire, tra delusi di Pd e Pdl, dovrà candidarsi nella lista unica del Senato, ma il professore vuole imporre il limite dei tre mandati parlamentari. Tra i papabili ci sono gli ex pd Ichino, Lanzillotta e Nicola Rossi, il pidiellino di area Comunione e Liberazione   

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