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Bersani: Dopo il voto dialogo con il centro

Bersani e Vendola

Andrea Tempestini
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  La spocchia del leader. Pier Luigi Bersani si sente già la vittoria in pugno: "Berlusconi non vincerà, Berlusconi perderà queste elezioni", ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa alla sede della stampa estera. Per poi aggiungere che, dopo il voto, in caso di vittoria "dialogherò anche con il centro". Ossia con Casini. Quindi nel mirino ci torna il Cavaliere: "Basta una giravolta di Berlusconi per fare le prime pagine dei giornali - ha proseguito -. Sono esterrefatto". Poi l'uomo che viene da Bettola ha parlato del programma del Partito Democratico nel caso in cui si affermasse alle elezioni: prima di tutto, ha affermato ancora una volta, la cittadinanza agli immigrati. Quindi Bersani ha ammesso che con la sinistra al governo si prolungerà l'agonia dell'austerity: "Non voglio piacere agli italiani, ma ottenere la loro fiducia. Chiederò uno sforzo per assicurare all'Italia una posizione di primo piano nella casa comune europea". E che dietro la parola "sforzo" si celi la "patrimoniale" tanto cara a Nichi Vendola è un'ipotesi più che plausibile. Bersani, inoltre, precisa che "l'austerità deve essere accompagnata da misure per incentivare la congiuntura", ma che in campagna elettorale "non posso raccontare favole". Che tradotto significa che l'Italia, guidata da un governo di sinistra, continuerà a viaggiare nel clima di depressione che la avvolge da tempo.          Paura, eh? - Il segretario, però, teme la discesa in campo di Mario Monti, che potrebbe condannare la coalizione di sinistra a fare la fine che fece quella di Romano Prodi nel 2006. "Ovviamente - spiega Bersani - non posso decidere io la destinazione d'uso di una personalità come Mario Monti. Ma ritengo fermamente che debba continuare assolutamente ad avere un ruolo. Detto questo mi fermo qui. Ma se tocca a me il mio primo colloquio sarà con Monti per ragionare insieme su quale ruolo vorrebbe svolgere". E se Monti, come probabile, scendesse in campo Bersani farebbe un passo indietro? "Rigore e credibilità del governo tecnico sono per noi un punto di non ritorno - ha premesso -, ma ci vogliono più riforme - ha ribadito -, mi aspetto un'agenda con più riforme". Un giro di parole per dire che no, Bersani non si tirerebbe indietro. Casini e Vendola - Poi il ragionamento sulle alleanze. Il primo sguardo al centro: "C'è, in qualsiasi situazione numerica, la disponibilità e l'intenzione dei progressisti ad aprire un dialogo e un confronto con un centro europeista, antipopulista, costituzionale comunque si costituirà". Il solito balletto intorno a Pier Ferdinando Casini, insomma. Un balletto che dura da mesi, tra ammiccamenti ed allontanamenti repentini. Quindi la difesa di rito dell'alleanza con Sinstra e Libertà di Nichi Vendola: "E' un partito prezioso per quel che ho in testa io, perché portatore di sensibilità sui temi ambientali e dei diritti. Noi organizziamo i progressisti, rispondiamo con pazienza a chi ci chiede di vendola. Con pazienza - ha sottolineato - perché è governatore di una delle più grandi regioni italiane, perché Sel è una forza saldamente europeista e perché ha sottoscritto il patto con noi con un accordo che prevede decisioni a maggioranza". Come ultima battuta, Bersani prova a scacciare lo spauracchio di una probabile ingovernabilità: "Quando mi si chiede di condizionamenti, ricordo che esiste un Pd che è sopra il 30 per cento. Non siamo ai tempi di Prodi, quando c'erano 12 partiti e non il Pd".  

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