Grillo, il M5S per i sondaggi perde consenso
Dopo il voto in Sicilia nel Movimento si assaporava il trionfo. Poi Beppe ha perso la testa: epurazioni, parolacce e scarsa conoscenza della democrazia costano caro
E' la democrazia, bellezza. E se la calpesti, per quanto imperfetta, sfiduciata e contestata, si ribella contro di te, caro Beppe Grillo. Già, il comico a cinque stelle deve fare i voti con un'emorraggia di consensi. Dopo il "trionfo" in Sicilia (anche se per il preveggente Giuliano Ferrara disse che era una sconfitta), il Movimento del giullare veniva accreditato in media di un 18-19% di consensi per le elezioni politiche che, a questo punto, si terranno a febbraio. Il Duce Beppe, dopo aver attraversato lo stretto di Messina a nuoto, era all'apice della popolarità. Assaporava il trionfo e come un Bin Laden qualunque mandava i suoi messaggi d'attacco al Parlamento: "Arriveremo, e vi spazzeremo via tutti, zombie, morti" eccetera eccetera. La retorica violenta saliva d'intensità e il "robottino" di Gianroberto Casaleggio era sicuro di poter fare il botto definitivo alle urne. Le epurazioni - Poi il vento è cambiato. Come detto, Grillo ha cominciato a fare i conti con quella democrazia di cui dice di essere assoluto nume tutelare, per poi invece prodursi in epurazioni e "cacciate" di dissidenti, accompagnate dal consueto, violento, turpiloquio. Cos'è successo? E' successo che prima la dissidente Federica Salsi si è ribellata al guitto, e per tutta risposta è diventata la "signorina del punto G", poi è stata scomunicata, insultata dai militanti dopo la comparsata a Ballarò (in tv non ci si può andare, con Grillo; può parlare solo lui con i farneticanti videomessaggi). Quindi viene triturato Giovanni Favia, il consigliere del fuorionda di PiazzaPulita, uno che il consenso se l'era guadagnato: 140mila preferenze per diventare consigliere regionale. Ma nella democrazia secondo Grillo, di posto per Favia - che svelò il giogo di Casaleggio a cui Beppe è legato - non ce n'è. Via. Sciò. Vattene. Alla definitiva scomunica si è arrivati ieri, mercoledì 12 dicembre, quando il dittatore Beppe ha imposto a Salsi e Favia di non usare più il simbolo del Movimento 5 Stelle. Pagliacciata "parlamentarie" - Il crollo del comico continua poi con il decisivo passaggio delle "parlamentarie", la pagliacciata delle primarie a 5 stelle su internet per scegliere i candidati al Parlamento a cui hanno votato in pochissimi. Per inciso, anche alla parlamentarie i diktat di Beppe hanno pesato come macigni: potevano correre solo pochi eletti (i trombati dei trombati) e le voci sullo zampino di Casaleggio per smistare i consensi continuano a rincorrersi. Le parlamentarie? In definitiva flop. E il Movimento perde fiducia, non c'è più il trionfalismo che seguì la pièce dell'attraversamento dello Stretto. Grillo sapeva che sarebbe andata così, e prima di lanciare le sue primarie, con un video, spiegava che "sbaglieremo, abbiamo sbagliato, l'importante è andare avanti". Una prudenza dettata dal fatto che Grillo aveva saputo dal guru Casaleggio che i votanti erano pochissimi. "Fuori dalle palle" - Arriviamo agli ultimi giorni. Al video in cui Grillo, col suo notorio buongusto, dice "di non rompermi i coglioni sulla democrazia", perché lui sa che cos'è la democrazia. La risposta arriva soltanto pochi secondi dopo, nella medesima clip: "Chi è contro di me va fuori dalle palle". Eccolo, mister democrazia, che scivola e dimostra tutta la sua inettitudine politica e la sua indole autoritaria. Insomma, il sogno grillino sta già evaporando per l'inconsistenza di un leader che è comico e comico rimane, di un leader che si riempie la bocca di parole che nemmeno conosce, di un leader che aveva promesso un movimento dove ogni testa aveva lo stesso peso specifico ma dove, in verità, lui ha più influenza di Fidel Castro a Cuba. I risultati? Nelle cifre. Dal pomposo 18-19% di cui veniva accreditato si è calati al 15-16% (fonti: il sondaggio del TgLa7 e l'istituto Piepoli). E la picchiata del comico-dittatore è appena iniziata.