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I traditori dell'Italia che tifano Monti e si inchinano a Berlino

Casini, Bersani, Fini e Napolitano

Andrea Tempestini
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  Ai confini dell'impero c'è una teutonica colonia: l'Italia. C'è un particolare, però, che rende differente questa colonia da tutte le altre. I dominati non si ribellano. Anzi, tifano per il colonizzatore. Chiedono a gran voce, creando un mirabolante schieramento trasversale, che il teutonico invasore ci imbrigli, domini e comandi. Come se non bastassero le politiche di austerità imposte nell'ultimo anno dall'Unione Europea fedele all'ortodossia dell'austerity di Angela Merkel (e "somministrate" dal dottor Monti), ora il colonizzatore tedesco vuole imporci anche un governo, fregandosene di qualsivoglia principio democratico e della possibilità di autodeterminazione propria degli elettori. Imporci un governo - quello di Monti - dopo aver fatto crollare a colpi di spread un esecutivo legittimamente eletto, quello di Silvio Berlusconi. Gli attacchi - Da Berlino il coro è unanime. La Merkel si schiera con Monti. Il ministro Westerwelle intima a Berlusconi di non parlare di Germania in campagna elettorale. La stampa si scatena, spingendosi anche a mettere la faccia del Cavaliere in un cesso. Ovvia l'alazata di scudi, in un Paese che vede l'Italia e Berlusconi come la peste. Meno ovvia, invece, la subordinazione al dominatore tedesco che mostrano i leader politici del nostro Paese. Non solo subordinazione, ma anche voglia di cedere definitivamente la nostra sovranità. Come detto, lo schiaramento dei traditori dell'Italia è vasto. Passiamolo in rassegna. Re Giorgio - In prima fila c'è quella che viene definita la prima carica dello Stato, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che calpestando l'etichetta di uomo "super partes" (ma quando mai...) dopo l'annuncio delle prossime dimissioni di Monti dichiarò: "Vedremo cosa faranno". Si riferiva ai mercati. Il primo pensiero è per la finanza, non per gli italiani. Poi, sul fatto che Re Giorgio abbia orchestrato per l'ascesa di Monti e stia orchestrando per la sua riconferma - magari al Quirinale - si è già speso un fiume di inchiostro. In prima fila, dunque, c'è il presidente della Repubblica italo-tedesca, che mette a disposizione tutti i suoi poteri per realizzare i progetti di Berlino. Il "leader" Bersani - La rassegna continua poi con i leader di partito. C'è Pier Luigi Bersani, il primo sfidante di Berlusconi, uno che, in teoria, vorrebbe discostarsi - ma non troppo - dall'agenda Monti ("Il mio programma? L'agenda Monti con qualcosa in più", ha dichiarato). Dopo che il Cavaliere, intervistato da Maurizio Belpietro, ha contestato la tirannia dello spread, Bersani ha risposto: "Berlusconi dice stupidaggini. Lo spread è preoccupante. E' necessario discuterne con la Germania da amici, da pari ma a modo amichevole". Anche l'uomo che viene da Bettola s'inchina a Berlino, proprio nel momento in cui la Germania cerca di interferire col futuro politico del nostro Paese. I centristi - L'elenco dei traditori dell'Italia, limitato solo agli esponenti politici più in vista, si chiude con i tedescofili della prima ora: Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Per loro, da tempo, l'unica possibile soluzione sarebbe il ritorno di Monti e un suo bis di governo. Sono pronti a sostenerlo nel caso in cui - sempre più probabile - il Professore decidesse di provare l'avventura politica. Altri soldatini al soldo della Germania. Per Casini "Berlusconi ha fatto un grave errore a far cadere Monti" (sembra di sentire la Merkel). E ancora: "Contro Berlusconi ci sarà una proposta in grado di rivolgersi agli italiani nel nome della responsabilità" (leggasi: Monti). Infine Gianfranco Fini, il neo-teutonico futurista: "Vedrei utile per l'interesse nazionale - disse nel giorno in cui insultò Berlusconi definendolo dinosauro - che alla guida di questo governo ci fosse ancora Mario Monti, per la credibilità internazionale di cui gode". Già, non perché può migliorare l'Italia, ma perché gode di "credibilità internazionale". I traditori dell'Italia, in coro, dicono "ya" alla signora Merkel.  

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