La fronda Pdl in pressing vogliono candidare Montie che Berlusconi si ritiri
In Europa due terzi del partito contro il Cav: solo le donne con lui. In Italia i montiani continuano a combatterlo. Anche Cl ostile. Tramano per un passo indietro dell'ex premier
Tutti compatti attorno a Silvio Berlusconi, una sorta di magico collante in grado di ricomporre i cocci del Pdl solo con l'annuncio del suo ritorno in campo? Niente affatto. Le crepe si allargano in Italia, ma arrivano anche a Strasburgo. Se le lotte intestine del Pdl in "casa nostra" sono, qualcuna più e qualcuna meno, ormai di dominio pubblico, il conflitto che arriva dalle sedi delle istituzioni continentali suona come un qualcosa di nuovo. La premessa sta tutta nella posizione del capogruppo del Popolo della Libertà al Parlamento europeo, Mario Mauro, ciellino, che contesta le posizioni antieuropeiste sposate dal partito con il ritorno di Berlusconi: "Il Pdl - ha dichiarato Mauro - esiste se si riconosce nel Ppe. Oggi per noi è importante dire cos'è il Pdl. Fuori dalla scelta del Ppe, nella scelta fatta dal mio partito e dai leader del mio partito, io non mi riconosco". Un pezzo dal novanta della delegazione azzurra a Bruxelles si schiera in netta contrapposizione alla sterzata populista e antieuropeista. Vogliono farlo ritirare - Le dichiarazioni arrivata da Strasburgo, di fatto, ricalcano il pensiero di una grossa fetta del partito impegnata nei palazzi romani e del Belpaese. La frangia dei cosiddetti montiani si allarga: la sottile linea rossa li unisce da Roma a Milano e da Milano a Strasburgo. All'interno dei confini nazionali si conoscono i nomi degli oppositori al sesto ritorno dell'ex premier. In prima fila l'ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, con cui Berlusconi sta provando a ricucire. Poi cui sono tutti gli azzurri che nel giorno della "sfiducia di fatto" sul dl stabilità prima e sui costi della politica poi hanno votato in dissenso dalla linea del partito: Gennaro Malgeri, Alfredo Mantovano, Giuliano Cazzola, Carla Castellani, Francesco Biavia, Carlo Nola, Barbara Saltamartini (vicina a Gianni Alemnno), Mario Landolfi, Marcello De Angelis e l'azzurro della primissima ora, ex forzista, Mario Valducci. Un fronte eterogeneo, sul cui fuoco soffiano anche le autorità europee, la stampa italiana e internazionale che ha già cominciato a ruggire contro Silvio (e a favore di Monti), senza poi dimenticare le forze politiche del Belpaese - da Casini fino a Montezemolo (ci mettiamo anche Napolitano?) - che premono per un bis del Professore. E non solo: il vasto fronte spera anche che Berlusconi ci ripensi, che dopo il passo avanti ci sia la retromarcia. L'obiettivo è far candidare Monti per far desistere il Cavaliere, che però, nonostante le prime voci su un possibile ritiro, di mollare all'inizio della campagna elettoarle non ci pensa neanche. La fonte anonima - Ma torniamo al "fronte europeo", il fattore di maggiore novità in questo martedì 11 dicembre. La crepa, però, non la fa un singolo: ad aprire il caso non bastano le dichiarazioni di Mauro. La questione è stata "allargata" da una fonte che ha deciso di schermarsi dietro l'anonimato, che dopo l'attacco del capogruppo a Strasburgo ha aggiunto: "Con Mauro sta quasi tutta la delegazione del Pdl. Soltanto la Ronzulli, la Matera e pochi altri condividono la posizione di Berlusconi". Bum. Un'altra bomba, già esplosa. In un contesto - è bene non dimenticarlo - dove il capogruppo del Ppe stesso, Joseph Daul, ha espresso il suo appoggio a Mario Monti. Berlusconi non ha digerito queste parole, non ha nessuna intenzione di farsi processare in Euiropa. Per questoha confermato che domani sera, giovedì 13 dicembre, sarà a Bruxelles al pranzo con i capi di stato e di governo del Ppe. Ai suoi avrebbe ribadito che nessuno è più europeista di lui che si è sempre batturo per difendere l'Europa. Le badilate dell'Angilli - Quindi le parole di Roberta Angelilli, vice presidente del Parlamento europeo del Pdl, che invita il partito a "non cadere nella trappola di tentazioni anti-Ue. La Angelilli definisce "deludente l'idea di una scelta tra ex Fi ed ex An. Spero che per esigenze di campagna elettorale il nostro partito non cada nella trappola di posizioni demagogiche che rischiano di alimentare un clima di malessere di cui non si sente la necessità, né rispetto alle sfide che l'Italia è chiamata ad affrontare, né rispetto alla autorevolezza e alla credibilità del nostro Paese a livello internazionale". Poi altre badilate: "Mi lascia sgomenta l'idea di apprendere da una trasmissione televisiva che sono di fatto costretta a scegliere se aderire tout court a una nuova riedizione di Forza Italia o, in alternativa, a una nuova riedizione di Alleanza Nazionale". Infine una battuta sul governo Monti: "Non credo sia corretto liquidare tale esperienza con tanta durezza", ha spiegato riferendosi alle posizioni assunte da Berlusconi. Rivolta ciellina - Se può aiutare a comprendere che aria tira attorno al Cavaliere, è utile ricordare che oggi, martedì 11 dicembre, il direttore del settimanale ciellino Tempi, Luigi Amicone (e, ricordiamo, Mario Mauro è di Comunione e Liberazione), in un'intervista al Mattino ha spiegato: "In alcuni ambienti di Comunione e Liberazione c'è delusione e rabbia per la piega che Silvio Berlusconi sta facendo prendere al Pdl. E' forte - ha aggiunto Amicone - la delusione comune a tanti cittadini che avevano creduto nella battaglia politica del Pdl rivolta a liberare la società dai lacciuoli della burocrazia. C'è rabbia perché questo leader non si rende conto che un partito non può mettere al primo posto i suoi bisogni di tipo giudiziario. Il solo nome di Berlusconi - rincara Amicone - evoca prospettive nere nell'establishment internazionale. Berlusconi ha bloccato il rinnovamento del Pdl vero". Ronzulli battagliera - Infine torniamo a Strasburgo, per dare conto della replica di Licia Ronzulli, quella che secondo una fonte del Pdl "è tra le poche, nella delegazione europea, a stare con Berlusconi". Dura la replica della Ronzulli: "A un Mario Mauro inedito, che stento a riconoscere, mi vien da dire: ma dove è finita la politica? Abbiamo forse tutti deciso di abdicare al nostro ruolo di eletti dal popolo per accettare la subalternità culturale e politica di un governo di tecnici che in un aqnno ha fallito le aspettative e i porpositi? Da quando in qua questa è la nostra posizione? Quanto alla follia - ha proseguito la Ronzulli - forse Mauro ha cancellato dal suo curriculum alcuni episodi di storia comune e per aiutarsi nella rimozione preferisce additare come folle ciò che gli è scomodo. Ma si sa, troppo spesso la riconoscenza in politica finisce con l'essere il sentimento del giorno prima...".