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Province, salta il taglio: il decreto non verrà convertito

Addio al taglio delle Province

Salta il decreto di conversione per il riordino degli Enti Locali: una decisione presa all'unanimità in Commissione Affari Costituzionali del Senato

Andrea Tempestini
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Tante parole e, come al solito, un nulla di fatto. Le Province non si toccano. Nemmeno questa volta. Una novità amara, difficile da digerire. Ma il decreto sul riordino delle Province non sarà convertito. Sfruttando la situazione politica convulsa determinata dal ritorno in campo di Silvio Berlusconi e dalle prossime dimissioni del premier Mario Monti, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha preso la decisione all'unanimità. La Casta rialza la testa. Tutti i partecipanti alla riunione in Commissione erano concordi: le Province non si tagliano. All'incontro, che si è concluso pochi minuti prima delle 21 di lunedì 10 dicembre, avevano preso parte anche i ministri Filippo Patroni Griffi (Pubblica Amministrazione) e Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento).   Troppi emendamenti - La seduta in commissione è stata preceduta da una riunione ristretta con il presidente Carlo Vizzini, il ministro Piero Giarda, il ministro Patroni Griffi e il sottosegretario Antonio Malaschini. La Commissione e il governo hanno preso atto dell'alto numero di emendamenti e subemendamenti presentati al decreto legge, e hanno deciso di interrompere l'iter a causa dell'impossibilità di approdare in aula domani pomeriggio, martedì 11 dicembre, come originariamente previsto dal calendario dei lavori.   "Preso atto della situazione" - "Il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti - ha sostenuto Vizzini -. E' stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine". Mentre il ministro Patroni Griffi ha osservato: "Il governo ha fatto quello che poteva. Oggi ha preso atto della situazione". A questo punto servirà probabilmente una norma che coordini le disposizioni sulle province già previste dal decreto Salva Italia e dalla spending review. Forse anche nel ddl stabilità? Patroni Griffi non si sbilancia: "Probabilmente ci sarà qualche intervento del governo ma ora non so rispondere".  Le reazioni - Per il senatore dell'Idv, Pancho Pardi, il dl non si può convertire soprattutto "per l'enorme quantità di emendamenti presentati dal centrodestra" ma il capogruppo del Pdl in commissione, Gabriele Boscetto, replica: "C'erano tutta una serie di situazioni che andavano messe a posto e i nostri emendamenti tendevano a metterle a posto, non erano gratuiti". Nel corso della seduta di lunedì sera, sia Boscetto sia il senatore della Lega Nord, Roberto Calderoli, avevano sostenuto che non ci fosse più tempo a disposizione, da qui alla fine anticipata della legislatura, per convertire in legge il decreto. "Abbiamo fatto un giro di opinioni - ha raccontato il senatore del Pd Enzo Bianco - alla luce del mutato scenario politico. Nonostante lo sforzo di governo e relatori, si è deciso di non continuare e di attendere le valutazioni dei capigruppo domani. Noi non siamo in grado di andare avanti, abbiamo perso una grandeopportunità".    

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