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Monti si è dimesso: ecco cosa farà adesso

Giulio Bucchi
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Non sono state un fulmine a ciel sereno, ma di sicuro le annunciate dimissioni di Mario Monti hanno sparigliato le carte della politica italiana. Per i tempi, immediati, e per i modi, bruschi. Monti si è  recato sabato sera, 8 dicembre  al Quirinale, di ritorno da Cannes, con la lettera di dimissioni già pronta e solo la cautela del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'avrebbe convinto a desistere. O meglio, resistere. Per una settimana o poco più, giusto il tempo di far votare la legge di stabilità fondamentale soprattutto per dare all'estero l'idea di un Paese non (ancora una volta) in preda a isterismi e raptus vari. E in questo senso va l'allarme lanciato domenica mattina dal Quirinale: "Commenterò tra 8 giorni - ha detto il presidente Napolitano a margine del concerto di Natale -. Vedremo lunedì le reazioni dei mercati". Mercati che, ormai è chiaro, dettano l'agenda più dei partiti italiani. Voto subito, sgambetto al Cav - Con le dimissioni quasi immediate, rischiano di cambiare anche le scadenze elettorali: se la data da tutti pronosticata fino a sabato era quella del 10 marzo, da oggi si ragiona in tempi più brevi. Perché no a febbraio, magari un election day con le regionali annesse? In questo caso, la campagna elettorale sarebbe lampo, con tanti saluti a Silvio Berlusconi che già pregustava tre o quattro mesi di anti-montismo pungente. Qui si arriva al secondo punto, i toni. Quelli usati alla prima della Scala e a Cannes, con continue punzecchiature al Cavaliere che di fatto gli ha tolto la fiducia. E quelli usati con lo stesso Napolitano durante il colloquio al Quirinale: "Non si poteva andare avanti così, gli stranieri sono sbalorditi", avrebbe confidato al presidente scaricando bruscamente tutte le responsabilità sul leader del Pdl. E sottolineando come il comportamento dell'ex premier abbia offeso la sua dignità.Si profila quindi una campagna elettorale ad altissima tensione con il ritorno dell'alleanza tra Berlusconi e la Lega (sabato sera Roberto Maroni festeggiava l'addio di Monti) e 'asse Bersani-Vendola e non si cala il sipario su Monti che non ha nessuna intenzione di lasciare la scena politica. Ma cosa farà? Ecco tre ipotesi. Cosa farà ora Monti? Votate il sondaggio di Liberoquotidiano Ipotesi 1: Monti al Quirinale - La sensazione è che la carriera politica di Mario Monti in Italia non finirà dopo la legge di stabilità, anzi. Il professore ha fatto capire che adesso avrà le mani più libere di prima. L'ipotesi più neutra, ma non meno suggestiva, è che il prossimo ruolo di Monti sarà al Quirinale. Napolitano ha sempre detto di voler far coincidere la fine del mandato del premier con il suo settennato, in modo da far sì che sia il prossimo presidente della Repubblica a nominare il futuro premier. Ora è tutto più complicato: Napolitano dovrebbe dimettersi da qui a poche settimane, accelerando le pratiche. A quel punto Monti sarebbe carta assai spendibile per il Colle, perché rappresenterebbe una sorta di tutor della politica italiana in un periodo di transizione difficilissimo. E da Bruxelles e Strasburgo sarebbero applausi. Ipotesi 2: Monti premier - Ma al di là dell'aplomb molto britannico, Monti è uomo dal carattere caldo, focoso. E in questo momento qualche rivincita e sassolino dalla scarpa vorrebbe toglierselo. Per settimane ha rifiutato la corte di Berlusconi che lo voleva leader del centrodestra e proprio per questo, sostengono i maliziosi, il Cav lo avrebbe mollato. Ora il professore ha l'opportunità di rivalsa: facendo l'uomo ombra di una lista Monti (che lo proporrebbe poi premier) che potrebbe raccogliere i favori, oltre che dei centristi, anche di delusi del Pd e soprattutto dei malpancisti del Pdl. Ma quanto potrebbe raccogliere una lista simile senza che Monti faccia campagna elettorale: poco, troppo poco. Ipotesi 3: Monti candidato - Se Monti vorrà far la guerra davvero, a Berlusconi in primis, dovrà usare l'artiglieria pesante. Per candidarsi dovrà prima mollare la poltrona da senatore a vita, passando però la patata bollente al presidente Napolitano e aprendo una disputa costituzionale non da poco. Se incasserà l'ok dal Colle, allora sarà lui a guidare la lista con i vari Montezemolo, Fini, Casini, e ribelli del Pdl, rubando davvero voti importanti a destra e a sinistra. Raccogliendo chi dei suoi attuali ministri piacerà ai politici di riferimento e consumando una rivincita nemmeno troppo fredda, visti i tempi ristretti che lui per primo ha imposto.  

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