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Monti vede Napolitano: "L'Italia non può tornare indietro"

Il premier da Cannes pizzica ancora Berlusconi: "Evitare che si torni alla situazione di un anno fa, confido nella saggezza dei politici"

Giulio Bucchi
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Prima il voto sulla legge di stabilità, quindi le proprie "dimissioni irrevocabili". Lo ha comunicato il premier Mario Monti durante il faccia a faccia con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale. Un incontro durato poco meno di due ore durante il quale Napolitano ha chiarito l'esito delle consultazioni con i leader politici avute venerdì. Monti ne ha preso atto ribadendo come le parole del segretario del Pdl Angelino Alfano, che ha sfilato il partito dalla maggioranza, di fatto siano state un chiarissimo "atto di sfiducia". "Mi dimetterò dopo il voto sulla legge di stabilità. Dopo le parole di Angelino Alfano e la sfiducia del Pdl non posso continuare a governare", ha dichiarato il premier. E sui tempi è pragmatico: "Il Presidente del Consiglio - si legge nel comunicato rilasciato dal Colle - accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l'esercizio provvisorio, rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo siano pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio. Subito dopo il Presidente del Consiglio provvederà, sentito il Consiglio dei Ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica". Uscire senza farsi male -  L'obiettivo di Monti è anche uscire dalla crisi "senza farsi impallinare", cioè di propria volontà evitando imboscate parlamentari. Anche perché in aula sarà un campo minato, con i partiti sempre più concentrati sulla campagna elettorale e sempre meno disposti a fare "regali" alle necessità e alle ragioni di Stato. Prima prova, anche se dal Pdl negano con forza, è la pregiudiziale di costituzionalità che gli azzurri avanzeranno sul decreto che prevede il taglio delle province. E intanto Pierluigi Bersani gongola pregustando le elezioni anticipate:"Di fronte all'irresponsabilità della destra che ha tradito l'impegno assunto un anno fa davanti al paese, aprendo di fatto la campagna elettorale, Monti ha risposto con un atto di dignità che rispettiamo profondamente. Noi siamo pronti ad operare per l'approvazione nei tempi più rapidi della legge di stabilità".  Veleno nella coda - Si tratta ora di "finire con ordine", come ha chiesto giovedì il Colle. E come lo stesso Monti ha assicurato: "La situazione è gestibile", aveva detto venerdì da Milano, in occasione della Prima alla Scala. Dove si era lasciato scappare una battutina velenosa su Berlusconi ("Il Re Sole mi ha abbandonato") che pare fare il paio con la stilettata del "non si torna indietro" da Cannes sabato pomeriggio. "Bisogna evitare assolutamente che l'Italia ricada in questa situazione", quella prima del governo tecnico, ha detto il premier Monti. In attesa della data del voto (quasi sicura, 10 e 11 marzo), si preannuncia un tramonto tutt'altro che sereno.  Paure dall'Europa - L'Italia era "l'incendio che poteva fare esplodere l'Europa", ricordava a proposito del 2011 la stampa francese. E Monti è stato al gioco: "Bisogna evitare assolutamente che l'Italia ricada in questa situazione, ma sono convinto che, quale che sia il colore del governo che verrà dopo di me, la saggezza degli uomini e delle donne della politica italiana prevarrà". "Il rischio populismo esiste anche in Italia - aggiunge poi in un riferimento trasversale che può andare da Vendola a Grillo -, è un fenomeno molto diffuso" e si manifesta "nella tendenza a non vedere la complessità dei problemi o forse a vederli ma a nasconderla ai cittadini. La spiegazione della complessità dei problemi fa parte dei doveri di chi ha delle responsabilità politiche. Ma questa scorciatoia per la ricerca del consenso attraverso anche la presentazione di promesse illusorie è un fenomeno che c'è in molti paesi europei". "Sono certo che non ci sarà la tendenza a distruggere quel che è stato fatto in termini di messa in sicurezza delle finanze pubbliche. Resta però enormemente da fare - ripete Monti - in termini di crescita". Ironia della sorte, proprio la leva usata dal Cav per rovesciare il tavolo. 

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