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Grillo ha quasi più candidati che elettori

Beppe Grillo

Parlamentarie tutte da ridere: votano solo in 32mila. In media 23 consensi a testa. Ma il comico esulta lo stesso

Andrea Tempestini
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di Maria Giovanna Maglie Sintesi del Grillo pensiero, citata da uno dei suoi sacri testi raccolti su video, lui col volto sfocato, come circonfuso,  «Il Movimento 5Stelle vuole sostituire il Sistema dei partiti con la democrazia diretta. In sostanza vuole la fine dei partiti basati sulla delega in bianco». Fantastico, l'Utopia realizzata, ma se la democrazia diretta è quella appena sperimentata nelle “parlamentarie”, non sia mai chiamarle primarie, non ci siamo proprio; se non fosse per l'acquiescenza che pervade i più, non fosse pure per il botto di consensi soprattutto virtuali ma anche già testati da voto amministrativo, un gran pernacchio ricoprirebbe questa pagliacciata alla fine della quale la gran democrazia diretta si estrinseca in ventitré voti, mezzo più mezzo meno, a candidato. Grillo e guru hanno fatto le parlamentarie per far vedere che le loro sono più belle di quelle rabbiosamente criticate del Pd, per far vedere poi che loro le hanno fatte belle e il Pdl neanche quelle brutte. Buona tattica, finché ci si crede, finché si balla da orbi e da storpi in terra caecorum. Per il resto a partire da quel «voi andrete in Parlamento, io vi controllerò», di democratico non c'è neanche la parvenza, e in questo caso, sia pur nascosto dietro l'escamotage della partecipazione riservata solo agli iscritti, c'è un verticismo dirigista leninista, un populismo sciacquato e parolaio, a partire da quel  «Si tratta di persone normali, di gente le cui faccette di cazzo vedi dappertutto, nelle foto, nei ristoranti, ma che si fanno il mazzo tutto il giorno per lavorare», che probabilmente una buona parte della classe politica si merita ma che l'intelligenza degli italiani dovrebbe rifiutare. Sta tutta qui la storia del successo del grillismo sapientemente costruita per lunghi anni pescando e sfruttando nello scontento lamentoso degli italiani, sta certo nella mediocrità della classe dirigente ma anche nella pigrizia degli italiani, che firmano deleghe in bianco, non controllano, non si comportano da società civile, e poi danno retta al primo capo sfascista. Può finire molto male. Quattro giorni di consultazioni per le parlamentarie" grilline, ovvero le primarie virtuali indette dal comico genovese per scegliere i rappresentanti da spedire in Parlamento, e poi l'auto acclamazione per risultato trionfale. Sentiamo dall'ampio eloquio di Grillo. «È la prima volta al mondo che un partito fa una cosa del genere e per di più a costo zero - ha dichiarato il leader del M5S - sono veramente soddisfatto». Poi la denuncia dell'attacco di  una serie di hacker, pirati informatici: «Siamo di fatto sotto attacco e questa, è una guerra all'ultimo sangue per far vincere la democrazia». In realtà, sin dall'inizio, ha fatto in modo di blindare la scelta dei soldatini obbedienti  da portare a Roma imponendo  regole ferree, nomi blindati, partecipazione tutt'altro che aperta . Le parlamentarie grilline hanno però riportato il movimento sui media  dopo il momento del  Pd, hanno dato a Grillo l'occasione per attaccare  di nuovo, in particolare per far demagogia sul quattrino, tasto dolente nazionale, ovvero chi le primarie le fa pagare  e chi invece non le fa  proprio. A chiusura dei seggi virtuali  ha rinfocolato l'abituale comizio contro la Casta, contro la politica e contro gli organi di informazione. E' campagna elettorale per tutti. E' campagna elettorale e non si può sempre buttarsi in mare, Mao style. I sondaggi sono pure in calo, sempre roba forte per carità, ma sotto il venti per cento che veniva invece dato per certo qualche tempo fa addirittura un crollo dal ventuno al sedici per cento. Nello stesso tempo i primi eletti cominciano a scalpitare alle regole della setta, e parlano ai giornalisti e vanno in tv, e mica puoi minacciarli tutti di morte, loro e i loro bambini. Così  Grillo e il guru Casaleggio devono essersi detti che le parlamentarie avrebbero risolto i due problemi in una sola volta. Con giornali radio e tv il M5S coltiva un sano rapporto schizofrenico, non ci si deve andare ma ne devono parlare , e guai a ricordargli quel che ha autorevolmente scritto Aldo Grasso:  «E' la tv che ha dato a Grillo il colpo più grosso: è bastato che ci fosse attenzione su un contenuto più forte, ed ecco le magagne». Certo, le parlamentarie sono state un grande spettacolo comico. Com'era il candidato romano Alberto Maganelli? Unico. «C'hanno ragione, semo populisti. Io so' la ggente, parlo con me stesso. Entra uno o entra n'artro, l'importante è, da dentro, daje foco, cioè proprio sterminare. Ma chi stermini, se quelli già so morti?».  La rete però e strana, capita il militante che denuncia di non essere riuscito ad entrare nella rosa, capita quello che fa due conti della massaia, come direbbe Grillo:  «95000 voti diviso 1400 candidati, fa 67,9 preferenze medie. Ogni iscritto, tre voti: 95.000 diviso 3 è uguale a 31.667 votanti. 31.667 votanti diviso 1400, uguale 22,7 iscritti per candidato. Partecipazione dal basso? Più che altro, piccoli club privati e casta estremamente chiusa». E un altro aggiunge: «95mila persone è la popolazione del mio quartiere». Ancora un ribelle «Ragazzi, che brutta figura, 95.000 voti a tre preferenze per votante significa solo 32.000 persone che hanno votato, e il bello è che c'erano 1400 candidati. Vuol dire che ogni candidato  è riuscito a farsi votare solo da una trentina di persone, praticamente dagli amici del bar sotto casa, o poco più! Ehm...». Il più audace: «Costo zero? Chi ha pagato il sito, il server e gli informatici per fermare i cattivi hacker? Casaleggio? E 95 mila voti cosa legittimano? E come sono stati raccolti? Chi ha votato e come? Chi ha controllato e come?». Coraggiosi, se li prende il guru...

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